lunedì 7 marzo 2011

Centenario della nascita: LUIGI MARTELLA pittore, architetto e fine educatore

Nostra intervista  al figlio arch. Enzo Martella
di Lino Spadaccini

Per ricordare Luigi Martella, apprezzato pittore, architetto ed educatore, nel centenario della nascita, abbiamo avvicinato il figlio Enzo, persona gentile e disponibile, che ci ha aperto il suo album dei ricordi per farci conoscere meglio la figura del padre come uomo e artista.

Luigi Martella
Prima di parlare di suo padre, ci parli di lei. Chi è Enzo Martella? 
Sono nato a Vasto nell'immediato dopo guerra. Mia madre era di Navelli (Aq); insegnante ma soprattutto amante della pittura: senz'altro i miei genitori si attrassero per questa nobile passione. Sono figlio unico. Ho fatto gli studi di architettura. Sono stato negli anni presso uffici della regione. Ho degli interessi personali a cui dedicarmi qui a Vasto e spesso vado a Roma dove ho i parenti di mia moglie  e mia figlia maggiore, che insegna in un liceo classico della capitale.
Cento anni dalla nascita di suo padre, ma anche quarant’anni dalla sua morte, il prossimo 30 ottobre. Qual è il ricordo che ha di suo padre?
È proprio nel sociale che si delinea la figura morale della persona, per cui egli ebbe numerosi encomi sia da parte delle persone più umili che da quelle ritenute più "alte".
Fu apprezzato per la disponibilità di voler aiutare il prossimo con la semplice arma del sorriso e della cortesia. Cosi lo ricordano, ad esempio tutti gli allievi della "sua" scuola: l'Istituto Magistrale R. Pantini. Scuola da lui voluta, progettata e fatta realizzare, facendo pressione sui politici di allora.
Ci fu grande testimonianza di affetto e di costernazione al suo funerale, il 12 Ottobre 1971: fu uno dei più grandi di Vasto per la partecipazioni di giovani, anziani, autorità politiche e religiose, persone della cultura non solo locale ma anche di Chieti, L'Aquila, Roma e Napoli.
Che tipo di padre è stato? Cosa le ha lasciato?
Mio padre mi ha insegnato l'onestà e soprattutto la disponibilità verso il prossimo, doti oggi assai rare.
Fiore, Polsi, Martella, Lattanzio e Lello Martone
Suo padre, pittore, aveva creato un nuovo movimento culturale vastese insieme a Lattanzio, Canci e Fiore. Qual era il rapporto con gli altri pittori?
Negli anni ' 30 mio padre faceva parte di un cenacolo di giovani (squattrinati) che amavano le belle arti, tra cui Lattanzio, Fiore e Canci ( indipendentemente dalle capacità artistiche personali). Altri giovani ammiratori spesso si aggregavano; questi erano Pillon,  Ronzitti, Ritucci-Chinni, Ciccarone, Polsi ed altri. Questi giovani amavano frequentare soprattutto due anziani artisti: il pittore Cardone (detto "il matto") ed il poeta Romualdo Pantini. A tal proposito fu proprio mio padre a voler intitolare l'Istituto Magistrale al Pantini.
Trenta anni dopo, negli anni ' 60 un altro cenacolo accolse gli artisti del posto. Nacque "la petite galerie" di Lello Martone, che amava definirsi il "pirata degli artisti". Egli mise a disposizione il locale del suo bar, vicino al Politeama Ruzzi, per raccogliere tele in esposizione permanente. In quegli anni l'interesse per la pittura fu risvegliato dall'iniziativa di un altro illustre vastese: don Carlo Della Penna, vero fondatore e promotore del "Premio Vasto". Era il 1958.

C’è un simpatico episodio tra i due omonimi L. Martella. Lo vuole ricordare?
Per quanto riguarda l'episodio tra i due Martella (Lucio e Luigi) ricordo che un giorno mio padre fu rimproverato bonariamente dal suo amico ing. Lucio Martella perché aveva deciso di firmare le sue tele per esteso (nome+cognome) e non più con l'iniziale "L." del nome, seguita dal cognome.
In questo modo l'ingegnere non poteva più affermare, scherzosamente, che quella L. stava per Lucio e non poteva quindi più spacciarsi per l'autore di quelle opere cosi meritevoli.
Suo padre è stato un apprezzato architetto. Oggi passeggiando per Vasto possiamo notare molte opere da lui progettate. Ne vogliamo ricordare qualcuna?
Da architetto mio padre ha lavorato attivamente per diversi comuni, molte opere sono state realizzate ed altre no, cosi come spessissimo non è stato ricompensato.
Egli è stato il primo dottore in architettura di Vasto. Finiti gli studi partì per la guerra imbarcandosi, in qualità di ufficiale di Marina, sugli incrociatori "Pola" e "Fiume", silurati in seguito dagli Inglesi. Nel dopoguerra si dedicò alla ricostruzione della città nativa. Lo stile architettonico nazionale predominante di quegli anni era il "Razionalismo" dettato dalla scuola di Giuseppe Terragni, a cui mio padre inizialmente si attenne per i suoi lavori. La Provincia di Chieti (Ente Case Popolari) gli commissionò la realizzazione di diversi edifici; essi attualmente si trovano lungo Corso Italia, in via S. Michele, a Piazza Marconi, nell'ex campo boario palazzi dell'INA-CASA e molte Cooperative edilizie statali, l' Istituto Magistrale con annessa palestra, diverse residenze private in città, al mare ed in campagna. Realizzò numerosi lavori anche nei paesi limitrofi dell'alto vastese.
Tra i progetti non andati a buon fine viene ricordato quello per il Museo Archeologico all’interno della Villa Comunale. Ce ne sono altri di cui si ricorda, che avrebbero meritato la realizzazione?
Molti progetti, pur essendo stati commissionati ed approvati, non sono stati realizzati. Tra i più importanti: il P.R.G. del '47, la colonia marina per l' Opera Nazionale Maternità ed Infanzia, il complesso scolastico  "S. Gabriele " per istituti medi inferiori -superiori, il già citato Museo Civico, che pur avendo ottenuto il finanziamento non fu realizzato: il Comune decise all'improvviso di far sorgere nell'area preposta l' Hotel Jolly (oggi il posto è occupato da uno dei "mostri" che la storia degli scempi dell'edilizia possa annoverare), l'asilo infantile don Carlo Della Penna, la scuola media a Vasto Marina. Anche nei paesi vicino Vasto, ottenne degli incarichi i cui progetti non vennero realizzati come per esempio la sistemazione a Piano di Fabbricazione e di Sviluppo della Marina di Montenero di Bisaccia, l'albergo Villa e l'annesso complesso turistico nei pressi della foce del Trigno.
Ricorda qualche aneddoto particolare su suo padre?
Per le qualità di bontà e altruismo egli è ricordato da tutti ancora oggi, soprattutto dagli ex allievi, che amava e difendeva come fossero figli suoi. Per questo posso ricordare uno dei tanti aneddoti.
Agli esami di Stato a Lanciano, mio padre esaminava i candidati. Naturalmente stava promuovendo tutti. L'ultimo giorno, l'altro professore seduto accanto a lui, gli disse: "Giggì, stai promuovendo tutti; che fai? Dopo, a settembre non ritorni e perdi la trasferta...". Ed egli: "Hai ragione, provvedo subito col prossimo." Era l'ultimo alunno. Al poveretto iniziò a fare domande alle quali non sapeva rispondere. Alla fine il povero ragazzo con un filo di voce disse: "Professo' giusto con me ve la prendete? Che vi ho fatto?...." Al che, mio padre: "No, figlio mio, per carità, vai, vai, e stai tranquillo!". A settembre non tornò, perdendo il mandato dell'intera sessione degli esami di riparazione.
Dove amava dipingere suo padre? Quali erano i soggetti preferiti?
Raramente mio padre dipingeva a casa. Amava la natura e voleva percepire dal vero i colori e le immagini suggestive che gli apparivano, vedendole con occhio d'artista. Come gli "impressionisti francesi" dipingeva all'aperto;era un puro "paesaggista". 

Lino Spadaccini




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