mercoledì 25 maggio 2011

Ospedale di Napoli: simpatica scenetta dialettale tra il prof. Francesco Laccetti e zi' Fulgenzie di lu Uaste


Cento anni fa, il 25 maggio 1911, presso l’Ospedale degli Incurabili a Napoli, avveniva la cerimonia di scoprimento di un busto dedicato a Francesco Laccetti, anatomista e chirurgo di chiara fama.
Fino agli inizi degli anni ’90, anche all’interno della Villa comunale di Vasto, era presente un busto in bronzo collocato su cippo in pietra. Sotto il busto, incisa su marmo, si poteva leggere la seguente epigrafe: FRANCESCO LACCETTI / INNALZO’ LA SCIENZA MEDICA / CON LE SUE DOTI ELETTE / DI MENTE E DI CUORE / ESEMPIO IMPERITURO / DI BONTA’ E DI FEDE / NEI VALORI PIU’ ALTI DELLA VITA / VASTO 1844 - NAPOLI 1910. Con il furto del busto, insieme a quello del poeta e storico vastese Luigi Anelli, collocato poco distante, sono scamparsi anche i cippi e le relative epigrafi, quasi a cancellarne definitivamente la memoria.
Oggi vogliamo ricordare questa figura anche grazie ad una preziosa foto d’epoca, di proprietà di Miranda Sconosciuto, che ringraziamo per avercela messa a disposizione, che ritrae il padre Antonio (‘Ndonie “La Cicatille”, indimenticata figura di pescivendolo), insieme ad alcuni amici, in posa vicino al busto del medico vastese.
Figlio di Luigi, Francesco Laccetti nacque a Vasto il 19 novembre 1844. Dopo  i primi studi compiuti sotto la guida paterna e al termine degli studi liceali a Campobasso, si recò a Napoli dove studiò medicina, laureandosi nel 1870 con brillanti voti. Il Laccetti venne affidato al prof. Antonelli, per approfondire le conoscenze di anatomia e divenne subito esercitatore di preparazioni anatomiche per gli studenti. Nel 1873 venne nominato preparatore straordinario e nel 1876 preparatore ordinario dell’Istituto. Le esperienze di questi anni gli servirono più tardi per pubblicare un pregevole volume, il primo in Italia sul genere, dal titolo “Guida alle Preparazioni Anatomiche” (1889, Napoli, Tipografia E. Pietrocola).
Lavoratore e chirurgo instancabile, per la sua professionalità venne chiamato a ricoprire ben presto cariche prestigiose: chirurgo primario nell’Ospedale degli Incurabili, medico-chirurgo nella Croce Rossa, Medico di 1’ classe nella Riserva Navale; fu chiamato ad insegnare Anatomia Topografica e, successivamente, alla libera docenza in anatomia descrittiva, in medicina operatoria e in clinica. Nel 1895-96, per incarico ministeriale, dette lezioni di Anatomia Umana nel R. Istituto di Belle Arti.
Fu membro del Consiglio Igienico di Napoli e nel 1903 fu incaricato di insegnare Anatomia Chirurgica e Corso di Operazioni all’Università di Napoli. Era molto seguito dai suoi studenti i quali lo amavano e lo stimavano come scienziato, ma anche come il padre ideale che vedevano in lui.
Nella lunga carriera professionale scrisse alcuni libri, mentre molti suoi scritti vennero pubblicati in riviste scientifiche specializzate. Morì d’infarto a Napoli il 25 settembre del 1910.
OSPEDALE DI NAPOLI: QUELLA SIMPATICA SCENETTA  TRA IL PROF. LACCETTI E ZI' FULGENZIE DI LU UASTE
Voglio chiudere con un simpatico episodio riportato sul periodico Histonium di Espedito Ferrara. Siamo a Napoli nell’ospedale diretto dal nostro concittadino. Una mattina, salendo le scale aveva sentito un po’ di baccano provenire della camera della Suora Superiora, Suor Ines. Fattala chiamare per avere spiegazioni, la suora cerca di spiegare che c’è un anziano, un tal Fulgenzio, ormai guarito e da dimettere, che parla una lingua stranissima e pare che non voglia pagare la degenza che ammonta a 10 mila lire. Il professore incuriosito lo fa chiamare per ascoltarlo.
Eh, bbrave a la moneche de… Sand’Ahustèine – sbotta zio Fulgenzio nel più schietto dialetto – gna sa ggiuste lu piatte!... Lu prufussore mé, ‘jaje dètte: chèste è nnovemila lèire gnè nnove mila dièvele. Tujetele ‘n nome de Ddè, ca se nna, se le sì viste, li sì véste. L’èddre mmèlle, dij a lu prufussore tè che jé nu bbone crtist jane e ‘n giò na mazza matrâje gnè ttá, le manne sprèsse pe ttelèfreche a la reccodde de la lèive… Nonzegná ne je séune… Ma, scì bbindétte Sande Lebborie patrone di tutte le pallìunne, me vuléte lassà mille lire a mmà p’arej ppéte a lu Uaste, pe nu muocceche de tosche pe ‘la vèje, pe ‘na stizze de vèine? Ecche jè, mo se finisce le cirche?!...”.
Il prof. Laccetti ha capito tutto. Per lui, che dopo tanto tempo riascolta il dialetto nativo, lo sproloquio di zio Fulgenzio vale un milione. “Zio Fulgenzio”, gli dice, “prendete i vostri soldi e tornate a casa col treno, in prima classe. Qui è tutto pagato; ad una condizione: da Vasto mandatemi na cestarèlle de fecra-sècche!... So ‘dde lu Uaste pure jè!...”. Zio Fulgenzio rimase di stucco! Promise al professore nu buahànze de fecrasècche e na cestarèlle pe zìa moneche!

Lino Spadaccini


IL BUSTO DI FRANCESCO LACCETTI ALLA VILLA COMUNALE,
TRAFUGATO NEGLI ANNI '90.
(Foto fornita da Miranda Sconosciuto, in cui viene ritratto il padre Antonio con gli amici)
 

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