Chiesa S. Paolo Apostolo opera di Antonio Di Spalatro |
Pubblichiamo un messaggio dell'arcivescovo mons. BRUNO FORTE, che oggi
sarà a Vasto per la celebrazione delle "Sacre Ceneri": Appuntamento alle
17.30 per una processione dalla cattedrale di S. Giuseppe alla Chiesa di S.
Maria M. Alle 18 solenne Celebrazione Eucaristica.
di Lino Spadaccini
Con
il mercoledì delle Ceneri ha inizio il periodo di Quaresima, che ha lo scopo di
invitare i fedeli ad imitare il periodo di quaranta giorni che Gesù trascorse
nel deserto in meditazione e astinenza. In realtà i giorni della Quaresima sono
46 (dalle Ceneri al sabato che precede la Pasqua), ma diventano 40 escludendo
le domeniche. Secondo i dettami della Chiesa,
il mercoledì delle Ceneri è
giorno di digiuno (obbligo di un solo pasto durante la giornata, e un secondo
pasto più leggero) e astinenza dalla carne.
Durante
la celebrazione eucaristica,al termine dell’omelia, si svolge il rito
dell’imposizione delle ceneri, ricavate dai rami d’ulivo benedetti nell’ultima Domenica
delle Palme, seguito dalla formula “Convertiti
e credi al vangelo”, oppure, in alternativa, “Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai”.
Anticamente
i popolani, per il periodo di Quaresima, usavano farsi un calendario speciale
per osservare i periodi di astinenza. Da un pezzo di carta, si ritagliava la
sagoma di una vecchia che fila con sette piedi. La sagoma veniva attaccata
sulla cappa del camino con un po’ di colla e ogni domenica, si staccava un
piede, l’ultimo dei quali nel giorno di Pasqua.
Una
tradizione che ancora oggi in qualche rara occasione viene rispolverata nella
prima domenica di Quaresima, e che in un certo senso interrompe il periodo di
penitenza, è la rottura della pignatta.
Per
l’inizio di questo “tempo forte” della Chiesa Cattolica, il nostro pastore
diocesano, Mons. Bruno Forte, ha incentrato il suo messaggio quaresimale attraverso
una riflessione su “Maria di Nazareth,
vergine, madre e sposa”. “Chi è Maria
e il suo profilo di donna, di credente, di testimone del Messia Gesù? Che cosa
dicono ai discepoli di Lui la vita, le opere e la fede di Lei? Come ha vissuto
il suo rapporto con Dio e le sue relazioni umane e come può esserci così di
esempio e di aiuto?”, sono queste alcune domande a cui Mons. Bruno Forte ha
cercato di dare delle risposte, attraverso l’analisi dei passi descritti nel
Vangelo.
Vogliamo
invitarvi alla lettura del paragrafo 5, dal titolo “Maria sotto la Croce”, rimandando, per
chi vuole, alla lettura del testo integrale riportato nel sito dell’Arcidiocesi
di Chieti-Vasto, al seguente link http://www.webdiocesi.chiesacattolica.it/cci_new/documenti_diocesi/55/2012-02/15-195/Maria%20Di%20Nazareth.pdf
5. Maria sotto la Croce. Quanto
a Cana è prefigurato, viene a compiersi nell’ora della Croce. Gesù morente si
rivolge a sua Madre e al discepolo che egli ama (Giovanni 19,25-27): la chiama
con l’appellativo “donna” (v. 26), applicato dalla Bibbia a Gerusalemme e al
popolo eletto, quasi a indicare in Maria il popolo eletto della prima alleanza
e il popolo radunato dal suo sacrificio pasquale. Accanto alla Madre c’è il
discepolo amato (cf. v. 26), simbolo di ogni altro discepolo. A partire
dall’“ora” della croce (cf. v. 27) il discepolo accoglie la Madre “fra quanto
gli è proprio” (“eis tà ídia”: v. 27): non si tratta soltanto dell’accoglienza
“in casa sua”. L’espressione va riferita al mondo vitale, all’ambiente
esistenziale (così, ad esempio, in 1,11, detto di Israele in riferimento al
Verbo, o in 10,4, detto dei discepoli in riferimento a Gesù): essa sta a dire
che la Madre entra nel più profondo della vita del discepolo, ne fa ormai
parte come bene irrinunciabile. Il rapporto che il Crocifisso stabilisce fra la
Madre e il discepolo appare allora intensissimo: in quanto la “donna” è figura
dell’antico Israele e il discepolo della Chiesa credente, il messaggio è che
l’antico Israele entra a far parte in modo vitale del nuovo. La Chiesa
riconosce in Israele l’antica madre che porta al centro del suo cuore. In
quanto la “donna” rappresenta il popolo dell’era messianica e il discepolo è
il tipo di ogni singolo credente, la loro reciproca appartenenza sta a dire la
reciproca appartenenza fra la Chiesa - madre e i figli della Chiesa: al
discepolo la Chiesa sta a cuore come madre amata, bene prezioso affidatogli dal
Redentore crocifisso. Infine, in quanto la madre è la singola donna concreta,
la madre di Gesù, il testo sembra evidenziare un rapporto privilegiato fra lei
e ogni singolo credente, oltre che fra lei e l’intera famiglia dei figli di
Dio: Maria fa parte della Chiesa e della vita di fede del discepolo come bene
prezioso, valore vitale. Insieme, in lei la Chiesa e i singoli credenti
potranno riconoscere la Madre, a loro affidata e a cui sono affidati. In questa
luce, Giovanni 19,25-27 testimonia il significato che la Chiesa sin dalle
origini attribuisce alla Madre del Signore per la sua vita presente e futura,
specialmente nello stare sotto la Croce del Messia, lasciandosi sempre di
nuovo generare dal “sangue” e dall’“acqua” scaturiti dal suo costato lacerato.
Mi relaziono così a Maria? Riconosco in Lei la Madre cui Gesù mi ha affidato e
che mi aiuta a riconoscere Lui nei fratelli e gli altri come fratelli in Lui?
Lascio che l’amore a Maria nutra in me l’amore alla Chiesa e alla fede dei
Patriarchi e dei Profeti?
Mons. Bruno Forte
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