mercoledì 22 febbraio 2012

Mercoledì delle CENERI: inizia la Quaresima


Chiesa S. Paolo Apostolo opera di Antonio Di Spalatro


Pubblichiamo un messaggio dell'arcivescovo mons. BRUNO FORTE, che oggi sarà a Vasto per la celebrazione delle "Sacre Ceneri": Appuntamento alle 17.30 per una processione dalla cattedrale di S. Giuseppe alla Chiesa di S. Maria M. Alle 18 solenne Celebrazione Eucaristica.


di Lino Spadaccini
Con il mercoledì delle Ceneri ha inizio il periodo di Quaresima, che ha lo scopo di invitare i fedeli ad imitare il periodo di quaranta giorni che Gesù trascorse nel deserto in meditazione e astinenza. In realtà i giorni della Quaresima sono 46 (dalle Ceneri al sabato che precede la Pasqua), ma diventano 40 escludendo le domeniche. Secondo i dettami della Chiesa,
il mercoledì delle Ceneri è giorno di digiuno (obbligo di un solo pasto durante la giornata, e un secondo pasto più leggero) e astinenza dalla carne.
Durante la celebrazione eucaristica,al termine dell’omelia, si svolge il rito dell’imposizione delle ceneri, ricavate dai rami d’ulivo benedetti nell’ultima Domenica delle Palme, seguito dalla formula “Convertiti e credi al vangelo”, oppure, in alternativa, “Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai”.
Anticamente i popolani, per il periodo di Quaresima, usavano farsi un calendario speciale per osservare i periodi di astinenza. Da un pezzo di carta, si ritagliava la sagoma di una vecchia che fila con sette piedi. La sagoma veniva attaccata sulla cappa del camino con un po’ di colla e ogni domenica, si staccava un piede, l’ultimo dei quali nel giorno di Pasqua.
Una tradizione che ancora oggi in qualche rara occasione viene rispolverata nella prima domenica di Quaresima, e che in un certo senso interrompe il periodo di penitenza, è la rottura della pignatta.
Per l’inizio di questo “tempo forte” della Chiesa Cattolica, il nostro pastore diocesano, Mons. Bruno Forte, ha incentrato il suo messaggio quaresimale attraverso una riflessione su “Maria di Nazareth, vergine, madre e sposa”. “Chi è Maria e il suo profilo di donna, di credente, di testimone del Messia Gesù? Che cosa dicono ai discepoli di Lui la vita, le opere e la fede di Lei? Come ha vissuto il suo rapporto con Dio e le sue relazioni umane e come può esserci così di esempio e di aiuto?”, sono queste alcune domande a cui Mons. Bruno Forte ha cercato di dare delle risposte, attraverso l’analisi dei passi descritti nel Vangelo.
Vogliamo invitarvi alla lettura del paragrafo 5, dal titolo “Maria sotto la Croce”, rimandando, per chi vuole, alla lettura del testo integrale riportato nel sito dell’Arcidiocesi di Chieti-Vasto, al seguente link  http://www.webdiocesi.chiesacattolica.it/cci_new/documenti_diocesi/55/2012-02/15-195/Maria%20Di%20Nazareth.pdf

5. Maria sotto la Croce. Quanto a Cana è prefigurato, viene a compiersi nell’ora della Croce. Gesù morente si rivolge a sua Madre e al discepolo che egli ama (Giovan­ni 19,25-27): la chiama con l’appellativo “donna” (v. 26), applicato dalla Bibbia a Gerusalemme e al popolo elet­to, quasi a indicare in Maria il popolo eletto della prima alleanza e il popolo radunato dal suo sacrificio pasqua­le. Accanto alla Madre c’è il discepolo amato (cf. v. 26), simbolo di ogni altro discepolo. A partire dall’“ora” della croce (cf. v. 27) il discepolo accoglie la Madre “fra quan­to gli è proprio” (“eis tà ídia”: v. 27): non si tratta soltanto dell’accoglienza “in casa sua”. L’espressione va riferita al mondo vitale, all’ambiente esistenziale (così, ad esempio, in 1,11, detto di Israele in riferimento al Verbo, o in 10,4, detto dei discepoli in riferimento a Gesù): essa sta a dire che la Madre entra nel più profondo della vita del discepo­lo, ne fa ormai parte come bene irrinunciabile. Il rapporto che il Crocifisso stabilisce fra la Madre e il discepolo appa­re allora intensissimo: in quanto la “donna” è figura dell’an­tico Israele e il discepolo della Chiesa credente, il messag­gio è che l’antico Israele entra a far parte in modo vitale del nuovo. La Chiesa riconosce in Israele l’antica madre che porta al centro del suo cuore. In quanto la “donna” rappre­senta il popolo dell’era messianica e il discepolo è il tipo di ogni singolo credente, la loro reciproca appartenenza sta a dire la reciproca appartenenza fra la Chiesa - madre e i figli della Chiesa: al discepolo la Chiesa sta a cuore come madre amata, bene prezioso affidatogli dal Redentore cro­cifisso. Infine, in quanto la madre è la singola donna con­creta, la madre di Gesù, il testo sembra evidenziare un rap­porto privilegiato fra lei e ogni singolo credente, oltre che fra lei e l’intera famiglia dei figli di Dio: Maria fa parte della Chiesa e della vita di fede del discepolo come bene prezio­so, valore vitale. Insieme, in lei la Chiesa e i singoli creden­ti potranno riconoscere la Madre, a loro affidata e a cui sono affidati. In questa luce, Giovanni 19,25-27 testimonia il significato che la Chiesa sin dalle origini attribuisce alla Madre del Signore per la sua vita presente e futura, spe­cialmente nello stare sotto la Croce del Messia, lasciandosi sempre di nuovo generare dal “sangue” e dall’“acqua” sca­turiti dal suo costato lacerato. Mi relaziono così a Maria? Riconosco in Lei la Madre cui Gesù mi ha affidato e che mi aiuta a riconoscere Lui nei fratelli e gli altri come fratelli in Lui? Lascio che l’amore a Maria nutra in me l’amore alla Chiesa e alla fede dei Patriarchi e dei Profeti?
Mons. Bruno Forte


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