giovedì 9 agosto 2012

Storia della nostra spiaggia: il Pontile (la Bbanghéine)



di Lino Spadaccini
Uno dei simboli per eccellenza del golfo lunato vastese è rappresentato dal pontile: un lungo braccio proteso verso il mare, da cui è possibile osservare tutta la costa e la splendida sagoma della nostra città adagiata sulla collina.
Se oggi il pontile ha una funzione puramente estetica per permettere la passeggiata sopra il mare, anticamente aveva essenzialmente una funzione di servizio per le imbarcazioni da pesca. Francesco
Ciccarone, nei suoi Ricordi, annotava che in località Trave era presente un lungo pontile di legno che si protraeva verso il mare, fino a giungere alle navi ancorata al largo, attraverso la quale era possibile effettuare le operazioni di scarico e carico delle merci.
Così, nei primi anni ’50, per agevolare l’attività ittica, venne costruito il mercato del pesce, successivamente collegato con il pontile, costruito dall’Impresa Gagliardi & Chiodoni, per le operazioni dello scarico del pescato direttamente dai pescherecci. 

Ma con l’avvento della motorizzazione, le vele sono pian piano scomparse ed il pontile è diventato attrattiva turistica e uno dei simboli della nostra spiaggia.
 Il vecchio pontile, ormai fatiscente e pericoloso, soggetto alla pesante corrosione marina, venne abbattuto tra il ’96-’97, durante l’Amministrazione Tagliente, e sostituito da quello attuale (giugno 1998), realizzato su progetto dell’ing. Massimo Vitellozzi, per un costo totale di 850 milioni di vecchie lire.
Il pontile è lungo 64 metri e largo due metri e mezzo. Sulla comoda e ampia piattaforma è d’obbligo una breve sosta per godere al meglio della visuale su Vasto e respirare l’aria fresca e profumata che sale dal mare.
Una pratica ancora oggi in uso, anche se molto pericolosa, e che sconsigliamo di effettuare, è quella dei tuffi: sono molti i giovani che scavalcano la ringhiera di protezione per compiere i tuffi, a volte anche spericolati.
Il pontile di Vasto Marina ha felicemente ispirato Fernando D’annunzio, apprezzato poeta vastese, nella poesia dal titolo “Da sopr’ a la bbanghéine”:

M’acchiâppe ‘na vulè’ cirti matèine,
canda lu muäre è bbelle, calm’ e cchiäre,
da jìrm’ a ffacciä’ sopr’ a la bbanghèine,
pi’ jì ‘ huardä’ Lu Uâšte da lu muäre.

E ttinghe ‘mmènde a chilu puanuruäme
che s’arimmèire e jé ‘na maravèjje:
lu Pualâzze, lu Mure di li Läme,
la bbella torre di Sanda Marèje...

Aàžže l’ùcchie e sopr’ a ‘ssa culluèine,
mentre lu suàule ti šta ‘llumuné,
mi päre da vidàrte ‘n cartulluèine...
Canda pù rèsse bbelle Uašte mè’!









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