martedì 26 febbraio 2013

Le frane di Vasto (9)- IN PARLAMENTO: NON SIAMO D'ACCORDO CON IL PARROCO CHE DICE CHE LA FRANA E' UNA PUNIZIONE DI DIO PERCHE' I VASTESI SONO DIVENTATI "COMUNISTI"


Il Sen. Giuseppe Spataro (DC)
che con impegno aiutò Vasto a
 risolvere i problemi della frana 
Nel 1956 anche in Parlamento si parla della frana di Vasto. Spesso con discutibili approcci politici!
Uno degli aspetti poco approfonditi in merito alla frana del 1956 è sicuramente quello politico. Attraverso la rilettura degli atti parlamentari delle sedute nei giorni immediatamente successivi alla tragedia, possiamo trovare alcune notizie interessanti e un quadro della situazione più completo, con le dichiarazione di chi era al potere e gli interrogativi sollevati dai deputati dell’opposizione.
Nella seduta parlamentare del 28 febbraio, il deputato comunista Pietro Ingrao, in quel periodo anche direttore del quotidiano l’Unità, davanti all’assemblea, parlando dei numerosi danni causati dal maltempo, si soffermò su quanto accaduto nella nostra città: “Siamo convinti che è un errore considerare che adesso vi sia solo da aspettare, vi sia solo da fare degli esorcismi come è stato fatto in quel di Vasto quando si racconta che la frana è avvenuta non so per quale penitenza che dovrebbe fare la popolazione di Vasto, in sconto dei suoi peccati, non so se morali o politici”. “Si tratta di una frana secolare!”, intervenne il Ministro dell’Interno Tambroni, e Ingrao rispose “Siamo d’accordo. Però, mentre ella parla in questo modo, vi sono altri… i quali parlano in altro modo a Vasto: parlano di orazioni pubbliche, di processioni, che si tratterebbe di una penitenza da fare per peccati commessi”.

15 APRILE 1956 - LAVORI PER IL RIPRISTINO
DELLA STRADA PER VASTO MARINA
Nella seduta del giorno successivo il socialista Ubaldo Lopardi, aquilano, tornò sulla questione: “Io mi sono recato a Vasto allorché ho saputo che la città andava franando, e al riguardo non posso condividere l’opinione espressa dal parroco di Vasto. 
On. Ubaldo Lopardi
socialista 
Infatti, questi, di fronte alla frana che minacciava di far crollare tutto l’abitato, ha ritenuto di indire una precessione, <la processione della penitenza>, dietro la quale ha sfilato il gonfalone del comune ed alla quale ha partecipato ufficialmente lo stesso sindaco. In quell’occasione il parroco, nella chiesa, ha fatto una predica alla popolazione che gremiva anche la piazza antistante affermando che quanto si verificava era da attribuirsi ai peccati che quella popolazione aveva commesso, e che la frana che minaccia la città era dovuto al fatto che la gente non si avvicina spesso alla comunione ed alla confessione. Ciò avrebbe provocato l’ira divina… Quella tragedia”, proseguì il deputato abruzzese, “secondo il parroco, era provocata dal fatto che molti si sarebbero allontanati dalla religione, per seguire le ideologie dei partiti di sinistra. Parimenti, non possiamo condividere l’opinione del sindaco, che parlando alla popolazione dalla chiesa, la invitava alla rassegnazione e ad avere fiducia (cito le sue parole testuali) <nella provvidenza divina e in sua eccellenza Spataro, primo cittadino di Vasto>, ponendo la provvidenza divina e l’onorevole Spataro sullo stesso livello”.
Il deputato, successivamente, spostò l’attenzione verso
all'interno foto storiche

le cause della frana e su quello che non venne fatto, soprattutto dopo i crolli del 1941 e del 1946, quando non si fece altro che riparare i muraglioni piuttosto che affrontare il problema alla radice: “Se oggi parte di Vasto cade, la ragione fondamentale è questa: di non aver provveduto ad affrontare tempestivamente il problema”. E il deputato Lopardi, di questo, accusò senza mezzi termini l’onorevole Spataro “il quale per essere nato a Vasto, per essere cittadino di Vasto, ha voluto, ad esempio, la costruzione di un porto, costato oltre un miliardo e mezzo  (di un porto che forse non è servito a nulla e che mai servirà), ha voluto quest’opera che poteva essere per lo meno differita e non ha pensato invece alle necessità primordiali dei cittadini di Vasto, a far compiere cioè quelle opere pubbliche necessarie, per evitare che la città crollasse, come sta crollando, se non si provvederà immediatamente ai lavori necessari”. Alle accuse mosse all’indirizzo del politico vastese rispose prontamente l’onorevole Rocchetti (autore insieme a Spataro ed altri di una mozione), il quale respinse le accuse al mittente definendo una “polemica spicciola” quella che si era voluta fare contro il politico vastese, perché “voi stessi ben sapete… che non si sarebbero mai potute adoperare le somme occorse per il porto di Vasto per fare il muraglione”.
Ministro
Giuseppe Romita
E passiamo alla seduta del 6 marzo successivo, con l’intervento di Giuseppe Romita, Ministro dei Lavori Pubblici, che illustrò all’assemblea la gravità della situazione: “…la frana ha dato oggi preoccupanti disastrose manifestazioni. Sul posto vigilano in permanenza i tecnici. Io stesso ho presieduto una riunione di tecnici e di geologi per vedere il da farsi”. Il Ministro proseguì con l’illustrazione dei  provvedimenti e degli stanziamenti immediati dei fondi: “A Vasto il 29 febbraio abbiamo già appaltato le prime case da sostituire a quelle franate dai pescatori… ho già stanziato ed inviato 130 milioni… perché le case franate sono proprio quelle della povera gente, dei pescatori, che stanno sull’orlo del precipizio”.
E chiudo con un piccolo battibecco tra il Ministro Romita ed il battagliero on. Lopardi. Alla domanda del deputato di minoranza “Cosa avete deciso per Vasto?”, Romita rispose: “Questa domanda dimostra la sua incompetenza; perché, quando i professori del politecnico stanno ancora studiando, trovare la causa non è opera né di un quarto d’ora né di due giorni”. E Lopardi. “Ma dal 1816 ad oggi ci si poteva pensare!”. “La frana si era fermata, tanto che non v’era alcun pericolo”, rispose Romita, ma le altre frane avvenute nell’Ottocento e quelle recenti del 1941 e del 1946, avevano dato segnali ben precisi che puntualmente si sono verificati.

Lino Spadaccini










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