venerdì 8 novembre 2013

Antonio Rossetti e la sua poesia "semplice e spontanea", "arguta e pungente"

A. Rossetti dipinto da F. Palizzi
di Lino Spadaccini
Centosessant’anni fa, il 7 novembre del 1853, moriva Antonio Rossetti, fratello di Gabriele il “Tirteo d’Italia”.
Al contrario dei fratelli Gabriele e Domenico, che lasciarono Vasto per proseguire gli studi, Antonio rimase nella sua amata Vasto, vivendo per tutta la vita in povertà, esercitando la professione di barbiere.
Di animo nobile e gentile, come i fratelli Gabriele e Domenico, amava cimentarsi nella nobile arte della poesia, definendosi “incolto natural poeta”, infatti, nonostante la mancanza di un’istruzione adeguata, si cimentò, con discreto successo, in una  poesia semplice e spontanea ma, nello stesso tempo, arguta e pungente, prendendo spunto dagli avvenimenti paesani.
Per dare un saggio della poesia di Antonio, voglio citare alcuni passi declamati in occasione di un “Brindisi recitato in un pranzo offerto dal Padre Guardiano nel Convento di S. Onofrio”:

Canti chi
vuol cantare / Perché io voglio mangiare / Ed indi in fin di tavolo / Io voglio predicare. /
Voi per un Pantalone / E per un reo Buffone / Mi avete preso già, / Ma quando il mio Sermone /
Attenti ascolterete / Voi vi ricrederete. / L’impegno mio sarà / Di far vedere a Voi / Ch’io son fra i magni eroi / Non sono un Pulcinella. / Non sono un vil Brighella / Ma son predicatore / Esimio, e di valore…
Giuro a tutte le porchette, / Che farò le mie vendette! / Corpo d’un gran Baccalà! / Tant’aggravio a me si fa?...  / Che vegg’io mai nell’Atmosfera!... assiso / Sù d’un gruppo di nubi in aria corre /
Il gran Pudente! ei già s’arresta, e fiso / Il Vasto guata, e lui così discorre: / Mia Patria Istonio / Rosetti Antonio, / è un Pulcinella, è un Pantalone / è un vil Brighella e un reo Buffone…
Questa pizza molto vale / Può mangiarla un Cardinale. / Può mangiarla anch’un Sovrano. / Viva il Padre Guardiano. / Viva in tutte l’ore / Della pizza pur l’Autore…
Miserere Miserere! / Quì buon vin si pensa a bere / E si pensa a ben mangiare; / Ed a ridere, e a scherzare! / Dies illa dies ire! / Nol volete Caro mio Signore / Deh! al ciel chiedi o peccatore, / Il perdon con ver dolore / Del tuo reo trascorso errore / Se sei vero Cristiano / Viva il Padre Guardiano…
Voi già in udire la mia dotta predica / Con stile ricercato, arguto, e forte, / Siete restati tutti a bocche storte! / Credevate ch’io fossi un ruffiano? / Evviva il degno Padre Guardiano. / Evviva tutti, evviva l’allegria, / Evviva questa nobil compagnia, / Evviva la mia rozza poesia.

È inutile negare che Antonio Rossetti ci è particolarmente simpatico anche per la sua autoironia, che ritroviamo perfettamente nella composizione dal titolo Ritratto poetico del natural Vate Antonio Rossetti composta da lui medesimo:

Non grande, non pigmeo, offeso il volto
Dal vaiuolo; non grosso il naso molto;
Gli omeri curvi; nero il crine e folto.
Lumi loquaci, libero di mente,
Gote vermiglie, bocca ognor ridente.
E raro il mento dell’onor crescente.
Sensibil core; in conversar gentile;
Non mai superbo, né adulator, né vile;
Sordo un po’, fido amico, e sempre umile.
Del golfo Adriatico nato all’alme arene
Dei’ cigno di Talìa e Melpomène
Esperto attore in su le patrie scene.
Mai sempre acceso dal calor Febeo;
Non culto vate, ma cantor plebeo
Perchè nemico fummi il fato reo.
Di maschere inventor, di glorie vago:
Di parrucche son fabbro, e ne son pago
Ecco, o lettore, la mia vera imago.

Sul foglio manoscritto, dove sono riportati questi versi , si legge la seguente nota: “Questo ritratto formollo l’Autore quarant’anni addietro, ed allora era poco sordo”.
L’unico testo dialettale che è giunto sino ai nostri giorni è una delicata Sirinate, che recita così

Cand’è bille chiss’ucchie, ‘Ngurnata mèjje;
Cand’è belle ‘ssa facce, core di frate!
Vurrija sta ‘na notte accande a ttèje
Come du picciungille a fiate a fiate.
Ji crete ca’ si fijje di cacche rreje
Ca fèmmena nin zi’, ma si ‘na fate;
Tu alu lette, alu sirene jejje,
Tu ti stire e ji more de friniscejje!

Il rapporto con i fratelli non era proprio idilliaco, basti pensare che nella corrispondenza Gabriele e Domenico si davano del tu, mentre con l’altro fratello Antonio si davano del voi, in quanto ritenuto in un certo senso “inferiore” e non all’altezza della fama degli altri due.
Come abbiamo già accennato, Antonio visse sempre in povertà, costretto  più volte a chiedere un sostentamento al fratello Gabriele. Sempre tra i manoscritti conservati nell’Archivio Storico “G. Rossetti”, è conservato il testo di una Anacreontica che non è altro che una richiesta di aiuto in rima:

La tua benefica
Mano diletta
German, deh stendinci…
Ah sì, l’aspetto.
Un cor sensibile
Ti diè Natura,
Un’alma egregia
Eroica e pura.
Tu non degeneri
No, dal mio core;
Il tuo deh mostrami
Fraterno amore.
Tu in fra le glorie
Vivi felice?...
Di me sovvengati
Son infelice.
Son paralitico,
Son vecchio ormai,
Son sordo, e l’ernia
Mi affligge assai.
Il Giobbe appellami?
Della Famiglia
Nostra, mio genero,
E ancor mia figlia.
Da tutti in Patria
Ah son nomato
Rossetti Antonio
Lo sventurato!
Io per soccorrere
Ah sì! I parenti,
Sono fra ‘l numero
Degl’indigenti!
Manifestartelo
Non mi vergogno…
Germano aitami
Molto ho bisogno.
In fine stringoti
Al cor senile,
Ti bacio, o tenero
German gentile.

I vastesi da sempre hanno mostrato affetto e stima verso quell’umile barbiere rimasto nella sua terra, ridotto in condizioni di miseria, fino a quando la morte lo colse all’età di 82 anni.
Sedici anni dopo, venne effettuata una sottoscrizione pubblica per l’erezione di una lapide in suo onore da affiggersi nel cimitero. La proposta del comitato promotore arrivò in consiglio comunale il 15 maggio 1869 e, dopo la dovuta approvazione, il mese successivo vennero murate due lapidi ai lati dell’ingresso principale del cimitero, dove ancora oggi si trovano: una dedicata ad Antonio e l’altra al fratello Domenico, entrambe dettate dal medico e letterato Giacinto Barbarotta. Le stesse furono inaugurate il 7 novembre dello stesso anno, in occasione dell’anniversario della morte di Antonio. Quella di Antonio recita così:
OH! LA NOBILE ANIMA
DI ANTONIO ROSSETTI
A DOMENICO E GABRIELE
MERAVIGLIOSI INGEGNI
GERMANO PREDILETTO
ONESTO / PROBO UMANISSIMO
CITTADINO EMINENTE
DE’ COMPAPATRIOTI SUOI LA MISERIA MEDITANDO
LA DIESILLA
CANTICO INSPIRATO PRODUSSE:
L’UMANITA’ CONTRARIATA DIEDE IN LUI  UN BARBIERE
ISTONIO
SEMPRE DEPLORERA’ ALTRA GLORIA ABORTITA:
MORIVA D’ANNI 82
A DI 7 NOVEMBRE 1853.


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