lunedì 17 marzo 2014

Fontana della piazza: nel 1927 spostata a p. Barbacani per far spazio alla cassa armonica durante le feste

di Lino Spadaccini

Nell’ottobre del 1927 la fontana detta “della Piazza”, venne “ricomposta” in piazza Barbacani (a quel tempo piazza del Mercato), davanti il Castello Caldoresco, dal maestro Angelo Pasquale Gravinese, su disegno dell’Ing. Giuseppe Peluzzo.
Situata originariamente davanti la cattedrale di S. Giuseppe, l’antica fontana venne rimossa nell’agosto
del 1926, come spiegò ironicamente Luigi Anelli tra le pagine de Il Vastese d’Oltre Oceano, per creare uno spazio dove alloggiare la cassa armonica in occasione delle festività. “Nel tumultuoso periodo di rinnovamento edilizio”, si legge nell’articolo, “che, dopo tanti anni di sonno letargico, attraversa oggi il Vasto, la fontana della Piazza è stata tolta dal Largo L. V. Pudente per essere ricomposta nel Largo dei Barbacani; e ciò non senza rimpianto di molti, e noi tra questi, che nella graziosa e vetusta montanina vedevano un armonico completamento di quella parte della città nostra che comprende due notevoli espressioni d’arte: la facciata gotico – lombarda della chiesa di S. Giuseppe e quella in stile Rinascimento del palazzo d’Avalos… Ci dicono”, conclude Luigi Anelli, “che dove era la fontana, verrà, in occasione delle feste eretta la cassa armonica; e così in quel luogo, invece delle plateali invettive delle femminuccie che si accapigliavano per esser prime ad attingere la poca acqua che vi sgorgava… udiremo armoniosi concerti che ci rallegreranno lo spirito”.
Fatta costruire dal Marchese Innico d’Avalos nel 1629, la fontana era alimentata attraverso l’acquedotto di epoca romana detto delle Luci, situato a due chilometri a sud-ovest della città, nell’omonima contrada.
Per la sua posizione centrale, la fontana della piazza era quella più usata dalle popolazione e, pertanto, qualsiasi intoppo o guasto, provocava gravi disagi alla popolazione.
Nel 1842 una forte polemica, scoppiata in seno al comune, spaccò in due il Consiglio dei Decurioni. Per evitare i continui abusi e  la sporcizia, il sindaco Pietro Muzii ed alcuni decurioni proposero la realizzazione di un cancello in ferro da posizionare intorno alla fontana, e permetterne l’utilizzo solo per attingervi l’acqua necessaria per gli usi civici. In una lettera indirizzata al Sottintendente, il Sindaco spiegò il suo intento: “Sig. Sottintendente abbiamo nel seno della pubblica piazza la bella fontana… i miei maggiori circoscrissero con cancello di legno, che deperì molti anni addietro.  Rimasta aperta la gran vasca del detto fonte, e cittadini e forestieri ne abusano, servendosi di essa come abbeveratojo di animali, mentre le acque che vi si versano dalla scaturigine superiore servono al poto degli uomini, agli usi economici delle famiglie e benanche alla panizzaglia servendosene i panettieri pubblici per l’uso di confezionarne il pane, come i caffettieri ne usano nel proprio mestiere. L’abuso suddetto attiva seco altri schifosi abusi… Ed oltre a tanti inconvenienti  che la nostra veneranda antichità causò di eliminarne con mezzo del detto cancello di legno, è notabile l’altro degli spessi accoppiamenti della restia di vario sesso che si menava a dissetare in detto fonte… destano nella pubblica piazza sotto lo sguardo di caste zitelle, e d’innocenti garzoncelli lo spettacolo il più condannevole, animato sovente dalle grida d’irrisori, e di sfaccendati che ne menano festa. Per le cose esposte il collegio municipale con atto del primo ottobre 1840 proposi di circondarsi la suddetta vasca d’un cancello di ferro, per permettere solo il potervisi attingere l’acqua per comune uso, rimuovendosi così tutti gli abusi…”.
Il progetto datato 4 dicembre 1839, venne redatto dall’illustre architetto vastese Nicola Maria Pietrocola. Ma il cancello di ferro non fu mai realizzata per la strenua opposizione di coloro che ritenevano l’opera alquanto inutile, mentre altri lavori necessari al fabbisogno della popolazione, erano di assoluta priorità.
La fontana fu anche luogo di scontri e liti pressoché quotidiani, soprattutto tra donne, su diritti di preminenza per attingere l’acqua. Una scena molto bella è stata descritta in un famoso e gustoso sonetto, scritta nel 1892 da Luigi Anelli:

A LA FUNDANE

— Live ‘ssa cânghe, attocch’ a mmä a ‘pparà!
— Mo’ ti sfassce la cocce, pi’ Ggisî!
È cchiî di ‘n àure chi štingh’ a ‘spittà’,
mo’ ti n’ ahìsce ca vu’ ‘pparà’ tî?!

— Mbò, mar’ a mmä! Li nnîmmure štè’ a ddà?!
Avema fa’ li prêuve?!... vija sî,
lìvele quässe, vëite ch’ à’ da fa’,
ca ji so’ pprëime e ‘m bozz’ aspittà’ cchiî!

— Prëim’ u ‘ppresse la cânghe à da šta’ èlle;
prich’ ali murta tu’ chi ni’ li schenze,
cà massäire ti cacce li videlle!...

— ‘Ccuscë ffirâuce mê si’ ddivindate?!...
Vë’ ca la huardie, vë’, št’ aéll’ annenze!
— Chiàmele, cà mi fa ‘na sicutate!...

Sulla fontana della Piazza voglio ricordare una bella poesia degli anni ’50, scritta dalla vastese Flora Obino, dal titolo 
Vecchia fontana
Tanti anni son passati,
o vetusta fontana!
Tu fosti trasferita
in Piazza Barbacani,
ma io ti vedo ancora
dove negli anni belli
pur ti vedevo. Ora
le provvide cannelle
continuano a versare
la pura e fresca onda,
in vano ciangottare
chè più non le circonda
corona di panciute
conche di lustro rame!
Son di molto cresciute
or le moderne brame
e l’antica fontana,
priva di utilità,
siccome cosa vana,
è d’impiccio anche là.
Oh, io le sento ancora
il vago chiocchiolio
che mi colpiva allora,
quando con mamma anch’io
in chiesa mi recavo,
nell’ora mattutina!
Dinanzi a te passavo,
buona amica e vicina
di nostra Cattedrale.
E mentre i nostri passi,
come per sale vuote,
risonavan sui massi
di lastricato, chiara
la voce tua giungeva,
musica certo rara
per chi tanto godeva
nel tacito ascoltare!
Forse la ninna-nanna
tu stavi lì a cantare
come una buona mamma.
E cantando assistevi
al risveglio di Vasto,
e cantando le offrivi
il tuo bel dono casto.
Del tempo n’è passato!
Or, stanca di poltrire,
con fare rassegnato,
attendi il tuo morire.

Oggi la fontana si presenta piuttosto malconcia: spesso è invasa dalla sporcizia, ed è presa continuamente di mira da balordi che, soprattutto in questi ultimi anni, oltre a rimuovere la decorazione di ferro, che era stata posta sulla sommità, si sono divertiti a rovinare, probabilmente a colpi di spranghe, tutto il bordo dell’antica fontana.


Lino Spadaccini


















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