martedì 22 settembre 2015

Un mistero da scoprire: due quadri dell'800 quasi uguali, il secondo "copiato" dal primo?

Nel 1853 Nicola Palizzi ha dipinto "Veduta di Vasto", nel 1860 Elia Di Giacomo Leone ha riprodotto la stessa scena con qualche piccolo aggiornamento. 
NICOLA PALIZZI, 1853

ELIA DI GIACOMO LEONE, 1860 
 Ha destato notevole e comprensibile interesse nel mondo della cultura artistica vastese, la presentazione,
presso il "Piccolo Circolo Garibaldino" di Vico Sinello (dal 31 luglio al 9 agosto 2013) del quadro "ritrovato" "Veduta di Vasto" datato 1853, dipinto da Nicola Palizzi. L'iniziativa della mostre è stata dell'arch.Francesco Paolo D'Adamo, con la collaborazione dell'Associazione 72 dell'Arte.

Il dipinto, come riportato da numerosi giornali, proviene dalla Galleria d'Arte Enrico di Milano, ed è di proprietà di Stefano D'Adamo, un appassionato cultore dell'arte. 

La "Veduta di Vasto" del Palizzi, che si ispira alla tipica scuole napoletana, ritrae una visione mnemonica della città con il palazzo S. Anna a sinistra, un tratto della torre angolare del Castello Medievale inglobato dal palazzo Palmieri, piazza Barbacani, in fondo la chiesa del Carmine con il campanile, la torre di Bassano con lo sviluppo urbanistico fino alle Loggia Amblingh.

Una eccezionale "mostra" articolata con rilievi storico- artistici, introdot ti dal critico Roberta Presenza, dal Giornalista Giuseppe Catania e dal proprietario del dipinto Stefano D'Adamo, al quale è stato riconosciuto il merito d'aver portato a Vasto il prezioso dipinto di Nicola Palizzi.

Ma qui ora è la sorpresa.

Il cinque settembre 2010, il periodico vastese "Camminando insieme", a pagina pubblicava la riproduzione del dipinto "Veduta di Vasto" (1860) di Elia Di Giacomo Leone, olio su tela particolare, che qui riportiamo.

Il dipinto ritrae, nel suo sviluppo urbanistico, con qualche particolare in più, e con evidenti novità, forse dovute, evidentemente, dall'espandersi della Città specialmente per quanto riguarda l'alberatura lungo quello che sarà poi il Corso Nuova Italia, l'espandersi del quartiere di santa Maria e delle Loggia Amblingh e del quartiere Boario con i suoi nuovi fabbricati.

In primo piano, nel dipinto di Elia Di Giacomo Leone offre qualche particolare in più: la vegetazione abbastanza rigogliosa (che nel dipinto di Palizzi è “erba”), un conduttore di cavalli al centro, alcune pecore al pascolo, una carrozza trainata da cavalli sul viale a destra. Con tutta evidenza, nell’immaginario dei due artisti, il trascorrere del tempo (sette anni) la distanza fra i due dipinti, nel l'impianto urbanistico di Vasto ha trovato un mutamento nella visione dell'insieme.

Resta il fatto che tra i due dipinti vi è una perfetta analogia, seppur con qualche lieve differenza, anche per quanto riguarda all’orizzonte la distesa del mare, e al centro sul fondo della Torre Bassano, il palazzo adiacente alla chiesa della Madonna del Carmine (già della Curia Arcivescovile). Per quanto ci riguarda l'accostamento tra i due dipinti, è stato un episodio occasionale, ma rimane, però, la "curiosità" dell'analogia della "Veduta di Vasto" a distanza di sette anni dalla prima, di Nicola Palizzi e che Elia Di Giacomo Leone ha "riprodotto".

GIUSEPPE CATANIA

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