mercoledì 13 gennaio 2016

FILANDRO LATTANZIO (1908-1986) : PROFILO DI UN GRANDE ARTISTA

Filandro Lattanzio, Autoritratto (1933)

di GIUSEPPE CATANIA

Amore per l'Italia, questo il costante sentimento che il pittore vastese aveva profondamente radicato nel suo animo. Poi un amore più ardente per la sua natìa Vasto, tanto da fargli desiderare di donarle venti fra le opere più significative, a testimonianza di questa fede che lo sorresse per tutta la vita, fino a spingerlo a
ritornare al cospetto del mare azzurro, alla sua terra, dolce e cara, per avergli ispirato i paesaggi più splendidi.
Quella terra che ora l'accoglie nel grembo, per cullarne le spoglie e dove aleggia lo spirito illustre di un artista che meritò il lauro di pittore gentile, di squisito ritrattista, amante della natura con la quale volle tessere un intimo ed intenso rapporto, fino a riuscire a carpirne i maggiori segreti del più raffinato cromatismo, unico, irripetibile, con toni ed accenti palpitanti di vibrazioni di rara vividezza.

Questa volontà è stata sottolineata dalla consorte. Signora Hélène Castex, consegnando al Comune di Vasto (28 Marzo 1988) le venti opere di pittura che, dall'autoritratto (1933) al nudo cubista, vogliono costituire una rassegna antologica dell'artista da collocare in una sala della Pinacoteca di Vasto.

Il giornalista critico d'arte Giorgio Pillon, amico dello scomparso pittore, ha illustrato la vicenda artistica di Filandro Lattanzio che "disegnava e dipingeva con slancio e sicurezza" fin dai primi anni del 1930, fino a rafforzare la sua cultura con le notevoli esperienze acquisite oltr'Alpi.

Le affermazioni e gli incontri con Fazzini, Guttuso, Mafai, l'ingresso al Quadriennale di Roma dopo il severo esame di Tosi, Grada, Martini; le vicende della guerra, la prigionia in Germania e poi la liberazione per ricominciare in Francia ove Filandro Lattanzio studiò a fondo le opere di Cezanne, Monet, Renoir, Sisley, Carot; ed il soggiorno a Chambery, per esplodere con tutta la fantasmagorica tavolozza cromatica.

Di Filandro Lattanzio si custodiscono anche due significative opere a tema religioso: “Madonna dei sette dolori " nuova immagine dipinta e donata nel 1982; " Sant'Anna e la sua Famiglia a proiezione della Maternità” realizzate e donate nell'Ottobre 1984, rispettivamente custodite nelle omonime chiese.

La pittura di Filandro Lattanzio, in oltre 50 anni di attività, abbraccia periodi caratterizzati da mutamenti, non tanto di stile, perché unico era questo intrinseco atteggiamento personalistico, bensì di tematiche che inevitabilmente subivano le influenze del soggiorno e dell'intenso studio; prerogativa del pittore, infatti, era proprio la costante ricerca strutturale, attraverso le continue maturazioni e superamenti tecnici, per cogliere le notazioni essenziali, ma vigorose, della figuratività contemporanea.

Filandro Lattanzio era anche un romantico che amava accostarsi alla natura, per scrutarne gli arcani e coglierne le poetiche ispirazioni, quasi bucoliche, per deliziare paesaggi e ambienti, le marine della sua Vasto o le splendide visioni degli angoli più belli della Savoia, dove predominante e la costante cromatica.

Il disegno è lo stesso tratto del pennello che insieme, offre la magia chiaroscurale, per evidenziarne la tonalità del colore e per creare le illusioni della sovrapposizione di piani, nelle nature morte o nelle rappresentazioni di ispirazione cubista. Ma in tutte le opere di Filandro Lattanzio si scorge l'impronta dell'uomo artista che ha saputo amalgamare, quasi plasmando spirito e materia, quella che possiamo ben definire una interpretazione pittorica aderente alla visione naturalistica.

Attraverso le opere di Lattanzio è possibile verificare questo diretto rapporto con gli elementi esteriori in cui viviamo. Ed anche i volti e le figure umane, oltre che i paesaggi velati da una leggera patina di melanconica nostalgia, molto spesso deserti, ma espressi con intenso amore per il creato, rispecchiano questa “naturalità” in quanto il pigmento cromatico magistralmente si identifica nella unicità, anche se le tonalità abbracciano la infinita gamma della variegata tavolozza.
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Ed è il senso dell’umanità a distinguere le opere di Filandro Lattanzio, fatto di ansie, di vibrazioni intime, di sofferenze spirituali. perché il pittore "sentiva" la sue "creazioni", pittoriche vivendone appieno, (in quasi al tormento dell'animo., perché amava infondere in esse la sua impronta , perché sopravvivessero al tempo, perché recassero il messaggio di amore di un uomo che Filandro Lattanzio ha saputo penetrare il mistero della natura interpretandone gli afflati estetici.

Per affrontare un discorso critico sul pittore vastese bisogna, innanzitutto, convenire che la ""vera pittura" può esistere anche al di fuori delle correnti conservataci dell'arte moderna, giacché sarebbe errato affermare che da questa non possa derivare la "vera arte".

Lattanzio, da oltre mezzo secolo, è stato presente nel panorama della pittura contemporanea italiana e internazionale, operando attivamente, con coraggio e convinzione, per dimostrare che, proprio l'arte, libera ed eterna, espressa mediante una trasformazione e sublimazione di forme, possa sopravvivere quando però nasce dalla sostanza e dallo spirito che aleggia nell'uomo.

La prestigiosa carriera di Filandro Lattanzio ebbe maturazione stilistica nel clima dell'impressionismo di Francia, dove, negli anni del dopoguerra l'artista si era trasferito, per scoprire e impadronirsi di quelle caratteristiche e personali tonalità perlacee e limpide del colore unito, carico di intensa luce, con iridescenze velate, proprie del paesaggio dell'alta Savoia e del lago di Annecy, circondato da ampie distese ondulate e verdi.

Una luce che Lattanzio, nei tagli mirabilmente traslucidi ha adottato come impronta personale della sua produzione, per trasferirla alla immediata formazione stilistica al suo rientro in Italia, a Roma ed a Vasto accostandola alla intonazione cromatica di ispirazione romantica, resa più preziosa dalla ricca e variopinta tavolozza.
Scrupolosamente legato ad una spiccata personalità ligia al culto dell'arte verista, figurativo per eccellenza, Filandro Lattanzio è rimasto ancorato ad un rigorismo formale, coerente alla sua formazione culturale, che lascia trasparire accenti di poetico verismo, essenziali per assegnare all'opera d'arte il senso della bellezza e la vera essenza del creativismo accostato alla materia pittorica.

In Lattanzio è rimasto, col trascorrere del tempo, il contenuto e la vocazione pittorica dell'esaltazione dell'arte pura, anche se è facile scorgere, attraverso le graduazioni cromatiche, le varie epoche ed i paesaggi che cronologicamente contraddistinguono tutta la sua produzione.
Le tonalità rosse, i viola, i grigi, che sono i colori prediletti, mano a mano vanno assumendo gamme più modulate e variegate, che, poi, sono le espressioni più genuine e congeniali al temperamento
latino dell'artista.

Rientrato a Vasto, Filandro Lattanzio apriva uno studio lungo la passeggiata adriatica, al cospetto del golfo lunato, da cui sovente traeva ispirazione per le sue delicate marine, operando quale artista interprete dell'espressione pittorica, non discostandosi dal rigore realistico con cui ha saputo uniformare la sua produzione.

Le opere di Filandro Lattanzio si esprimono con linguaggio lineare, senza metafora, con chiarezza narrativa spontanea, con tutta sincerità, al di là di ogni manierismo occasionale.
Perché Filandro Lattanzio è stato un pittore dotato di grande umiltà, ma di immensa personalità e sentimento mistico: ha saputo operare in funzione di un'arte che sopravviva al tempo e, perciò, la sua rimane una grande lezione di stile pittorico, immersa in una armoniosità ineguagliabile.

I paesaggi, le nature morte, le figurazioni, i nudi nelle pudiche rappresentazioni artistiche, le composizioni sacre, appaiono come filtrate da una ispirazione densa di misticismo, che tengono conto essenzialmente della linearità espressiva, nella sintesi delle figurazioni e nella visione dell'insieme bene inserito nell'ambiente spaziale dell'opera d'arte. Sono le sue immagini che rispecchiano il sentimento di un animo poetico, innamorato della natura e dell'arte pittorica che ne sa cogliere e scoprire i misteri, che consente  l’interpretazione del mondo esteriore in una espressione carica di passionalità estetica.

L'arte di Filandro Lattanzio, per ricercatezza nel saper esprimere il particolare, si accosta a quella di un altro naturalista vastese, Filippo Palizzi, di cui riallaccia i canoni figurativi, quale degno continuatore, giungendo all'apice della personalità d'artista, libero da inutili orpelli, per librarsi, con le ali della fama, sulle più alte vette della gloria.

Giuseppe Catania

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