sabato 27 agosto 2016

Gabriele d'Annunzio e il volo su Vienna

 UNA NOTA DI PINO JUBATTI
Sul volo e sull'aereo con cui Gabriele D'Annunzio compì il raid per inneggiare l'italianità, riceviamo una nota di Pino Jubatti che qui pubblichiamo.

Caro Peppino,
mi permetto di disturbarti in via privata ed amichevole, per il semplice motivo che
non intendo farmi pubblicità a sciocche spese altrui. Mi riferisco al futile chiasso che dura da tempo e che ti ha chiamato in causa (NOI VASTESI, 23 agosto scorso) circa la "ricostruzione" del cosiddetto "aereo del volo su Vienna" di Gabriele D'ANNUNZIO. Dico subito - come peraltro è già di tuo dominio -, che non sono uno storico ma che, nelle mie modeste competenze di studioso, avevo pubblicato sulla RIVISTA ABRUZZESE (n. 1 del 2015, pagg.18-22) un inedito sulla Grande Guerra, avendo avuto l'onore della lunga amicizia "milanese" con il celebre pittore Giovanni MANCA , autore del LEONE DI SAN MARCO sulla carlinga del noto velivolo. Con quel mio non proprio modesto intervento, tuttavia, mettevo in guardia dalle molte "pretese storielle" - sbocciate con il centocinquantenario della nascita del "vate", nel 2013 -, attorno alle più strampalate tematiche di pura appropriazione populistica secondo la moda corrente.
(Vi è stato chi, addirittura, ha fatto passare il vate per assaggiatore e buongustaio! Non ti sarà sfuggito quel noto gelataio di Pescara che Gli ha dedicato un gelato  al grido di "Pistacchio uber alles!"E che dire dei brodetti con protagonista il nostro don Romualdo Pantini.. ..a Desenzano?). Ma veniamo al biplano SVA5 del D'Annunzio: non intendo affatto entrare in polemica con nessuno, ma è indispensabile far sapere che l'aereo ricostruito ad un solo posto (e la relativa pomposa propaganda delle sue svariate presentazioni) non corrisponde assolutamente all'aereo con cui il D'Annunzio sorvolò Vienna secondo la citazione della tua precisa data. Lo SVA5 del poeta soldato (pilotato, peraltro, dal cap. Natale Palli), era uno SVA5 biposto proprio perché davanti al pilota potesse operare lo stesso D'Annunzio, con il lancio dei suoi noti manifestini (senza nessuna deliberata azione bellica!) sulla capitale austriaca. 






La modifica fu effettuata rapidamente, e di notte, dalla stessa Ansaldo, rep. Ingegner Brezzi; mentre da Taranto si attendeva l'arrivo di chi incidesse il simbolo della "Serenissima" - la 87a squadriglia aerea, così chiamata, che non si riferiva al nome di Venezia, bensì ai molti piloti veneti degli undici SVA5 che presero parte allo storico volo -, di cui le foto inerenti costituiscono documentazione che sbugiarda in modo mortificante l'incauta comparazione...
Va da sé, carissimo Peppino, che il modello presente al Vittoriale - appeso, e senza motore, al soffitto di Schifamondo (a te molto noto!) - è l'unico ed irripetibile "SVA5 biposto" esistente, essendo il solo in assoluto, cioè quello impiegato materialmente dal poeta abruzzese. Gli altri esemplari vantati, sono semplici ed anonimi "SVA5 monoposto".
Così come rimane altrettanto chiaro - a scanso di equivoci e giochi di prestigio correnti; peraltro, con le scuse d'obbligo a chi è stato coinvolto troppo entusiasticamente in quella artificiosa iniziativa -, che le molte allusioni incrociate nel nome del D'Annunzio e del suo aereo, non possono essere prese a puerile scusante, onde contraffare una realtà dei fatti così solare e fotografica. Con amicizia e stima: dal tuo, Pino Jubatti.

Vasto, li 26 agosto 2016. 
(firmato) PINO IUBATTI

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