mercoledì 28 settembre 2016

Santo Patrono (3 di 3): come San Michele divenne "Patrono" della città


di Lino Spadaccini

Sarà S. E. Mons. Bruno Forte, Arcivescovo di Chieti-Vasto, a presiedere domani, alle ore 11, presso la chiesa di S. Maria Maggiore, la Solenne Concelebrazione Eucaristica, in onore dell'Arcangelo Michele, Patrono della Città del Vasto.

Sempre nella giornata di domani, il programma dei festeggiamenti prevede due esibizioni, alle 10,30 ed alle 20,30, all'interno del Cortile di Palazzo d'Avalos, della Banda di Conversano, diretta dal Maestro Susanna Pescetti, mentre alle ore 17,30 presso la Pinacoteca di Palazzo d'Avalos si svolgerà la presentazione Gioiello Rosone Cattedrale S.Giuseppe di Vasto ed a seguire il Premio San Michele 2016, a cura dell'Associazione Culturale San Michele. Alle ore 22, a piazza del Popolo, spazio alla musica con Ciao Rino in concerto Tribute band Rino Gaetano.

Dopo aver parlato ieri sulla storia della chiesa in onore dell’Arcangelo Michele, oggi ci soffermeremo sulle motivazioni che hanno spinto il popolo vastese ad acclamarlo patrono principale della città.
Ogni
qualvolta una calamità colpiva o minacciava la nostra città, il popolo acclamava a gran voce la protezione dell’Arcangelo Michele. In particolare si ricordano due episodi. La prima avvenuta nel 1805 quando per l’esplosione di un nuovo vulcano nel vicino Matese, si sentirono ripetute scosse telluriche, che causarono ingenti danni in molti paesi limitrofi, ma non nella nostra città.
Altra circostanza, ben più terribile della prima, avvenne tra il marzo del 1817 ed il gennaio del 1818, quando una terribile epidemia costò la vita ad oltre 2500 persone. Solo grazie al prodigioso intervento del Principe degli Angeli la malattia venne scacciata.Proprio in seguito a quest’ultimo evento, mentre la popolazione era raccolta all’interno della chiesa di San Giuseppe, dov’era esposta la statua dell’Arcangelo Michele alla venerazione dei fedeli, venne pubblicamente richiesta la sua elezione a protettore principale della nostra città. Soltanto dieci anni più tardi, nel settembre 1827, all’interno del consiglio comunale, venne formulata la richiesta ufficiale da inviare al Pontefice Leone XII, per l’ottenimento del patronato. "Noto esser che fin dall’anno mille seicento settantacinque", si legge nell’intervento pronunciato in consiglio comunale dal secondo eletto, Gennaro dei Baroni Muzj, il 14 settembre 1827, "fu eretto sulla gran pianura esteriore di questa nostra Città presso l’abitato, e propriamente nel luogo più eminente in prospetto al Gargano il Tempio di figura ottagona attualmente esistente, che gli antichi nostri Concittadini dedicarono all’Arcangelo S. Michele da essi eletto per Protettor principale di questa medesima nostra Città di Vasto, poiché tra le calamità memorabili di quel tempo, avendo chiesto ed ottenuto il patrocinio speciale d’un tal Supremo Gerarca vi erano prodigiosamente rimasti illesi il contagio desolatore della peste, e preservati dal flagello minatore del Terremoto, giusta la loro testimonianza espressa nella iscrizione, che vedesi scolpita nella lapide affissa sulla porta dell’indicato Tempio al di fuori. Eglino vollero così lasciarci con stabile monumento una perfetta memoria delle ottenute segnalate grazie, della fervida pietà, che sentivano, e della piena fiducia che avevano ben riposta nel potente braccio dell’invitto Capitano della Celeste Milizia, onde fossero i Posteri tutti in continuazione primolati a seguire il loro dato esempio, onorando sempre il gran Protettore, ed affidandosi a Lui. Ora è veramente a Noi grato il rilevare, che da quell’epoca in qua’, essendo già scorsi cinquantadue anni, siasi mantenuta in tutte le discendenze de’ Cittadini Vastesi sempre viva la memoria dell’alleanza fatta con l’Arcangelo S. Michele… rendendosi il più devoto incessante culto a questo Protettore principale, la di cui elezione, sin dall’indicato tempo stabilita, è fatta in seguito più e più volte dalla Popolazione di Vasto confermata nel domandarsi e riceversi le nuove grazie del nostro già noto Taumaturgo: giacché nelle circostanze di ogni qualunque bisogno si è sempre fatto a lui ricorso, si è trovato ognor pronto il suo ajuto". Il testo prosegue con l’elenco degli interventi prodigiosi dell’Arcangelo Michele a protezione della nostra città.
Verso la fine del 1836 il colerascoppiato nella vicina Rodi minacciava il contagio anche nel territorio del Vasto: il popolo vastese, che aveva ancora negli occhi le scene strazianti di quello che era accaduto solo vent’anni prima, cominciò a pregare ed a premunirsi per evitare il male. Nel dicembre successivo, il Sottintendente Coletti ordinò un triduo di ringraziamento a S. Michele, affinché preservasse la città dal colera. In ricordo venne coniato un medaglione d’argento con su inciso: La fedelissima città di Vasto al glorioso protettore S. Michele Arcangelo, a’ 31 Dicembre1836.
Passarono solo pochi mesi e di nuovo il temibile cholera morbus si riaffacciò alle porte della città. Agli inizi del luglio 1837 risultarono particolarmente colpiti gli abitanti di Portocannone, nel vicino Molise. Il 13 luglio venne riscontrato il primo caso di contagio. Per preservare la città dall’epidemia venne portata in processione la statua dell’Arcangelo. "Buona quantità di popolo si recò a prendere la statua dell’Arcangelo S. Michele a breve distanza dalla città ove è sita la sua Cappella", si legge sul volume Se il Colera Morbus che ricorre epidemicamente in Europa sia una perniciosa, del medico e letterato vastese Giacinto Barbarotta, "La processione fu commovente; e i contadini, a piedi scalzi, tra le lagrime le preghiere l’agitazione ec. Si defaticarono non poco; e nel ritorno che fecero alle proprie case". La processione, in realtà, provocò ancor più il diffondersi dell’epidemia, così come nella successiva processione della statua di Sant’Antonio.
Fortunatamente la malattia colpì solo di sfuggita le nostre terre. Anche questa volta i devoti vastesi ringraziarono il loro protettore per averli preservati da un bilancio più pesante. Venne effettuata anche una raccolta di fondi per restaurare la chiesa e la statua del Santo: venne sostituita la spada in legno con altra d’argento lavorata a Vasto, si pose sul simulacro un nuovo elmo d'argento fatto arrivare da Napoli e un nuovo ricco mantello, mentre la chiesa venne consolidata, ampliata e decorata nell’anno 1852, così come riportato sull’iscrizione dettata dal canonico Giacomo Tommasi, posta sull’architrave della cantoria:

DIVO MICHAELI ARCHANGELO
AB HISTONIO 1837 MORBUM CHOLERAM
VIX EXORTUM PROFLIGANTI
SIMULACRUM
ARGENTEIS HONESTATUM INSIGNIBUS
AEDES SACRA
SUFFULTA AUCTA DECORATA 1852
(In onore di S. Michele Arcangelo, che ha tenuto lontano da Vasto il colera del 1837 fin dal primo insorgere, la sua statua è stata impreziosita delle insegne in argento e la sua chiesa è stata consolidata, ampliata e decorata, nell’anno 1852).

In tempi di carestia o di epidemie, il popolo vastese si votava ai santi per ottenere la grazia dell’allontanamento delle malattie e di altre calamità, o per la venuta della pioggia. Nell’inverno del 1849 la scarsa precipitazione di pioggia aveva reso il terreno molto arido mettendo a serio rischio il buon fine dei vari raccolti. Le autorità cittadine, ascoltando l’accorato appello degli agricoltori, organizzarono un triduo di preghiera ed una processione per le vie della città. Ancora una volta, il Santo protettore non mancò di ascoltare le preghiere dei vastesi. Il canonico Florindo Muzj nel suo Diario, in data 9 maggio 1850, annotava: "Ritorno processionale in S. Giuseppe, co’l clero, decurionato, e concorso di popolo, del nostro Protettore S. Michele; e triduo incominciato questa sera al detto Santo, onde ottenere presso Dio la grazia di una sufficiente pioggia alle nostre inaridite campagne, i di cui seminati sono in procinto di seccarsi… Miracolo! A mezz’ora incominciò la pioggia". La perturbazione continuò  il giorno successivo con una pioggetta benefica, e anche il 12 maggio successivo con altra pioggia salutare.
Se la processione è sempre un momento di fede, raccoglimento e preghiera, nel settembre del 1924, si è cercato di stupire i fedeli con degli effetti teatrali, definiti senza mezzi termini dal periodico Il Vastese d’Oltre Oceano un’offesa alla civiltà e irriverenza alla religione. Ma leggiamo direttamente dalla cronaca del tempo quello che avvenne: "Quando la statua del santo arrivò al largo Diomede, fu fatta sostare per un momento, perché potesse ricevere il saluto dell’angelo. Sospesa ad una corda, tesa fra il balcone di casa Miscione e quello del palazzo Palmieri, si vide allora una bambina, appena decenne, vestita da angelo, tirata da funi, attraversare per tre volte lo spazio deal balcone di casa Miscione al centro della piazza; la prima volta per suonare un campanello, la seconda per incensare il santo col turibolo, la terza per salutarlo con la bandiera: una inopportuna riesumazione dei misteri del medio evo, che avrebbe fatto bene a non permettere, perché oggi suonano offesa alla civiltà, irriverenza alla religione".
Fino alla fine degli anni ’70 del secolo scorso, la processione del Santo Patrono si svolgeva la mattina del giorno 30 settembre, al termine della S. Messa Solenne.
Oggi, come un tempo, la processione vespertina è sempre molto partecipata grazie alla presenza delle confraternite vastesi, delle associazioni civiche e religiose, delle autorità civili e militari e di tantissima gente, che con fede e devozione accompagna la statua dell’Arcangelo lungo il percorso di ritorno alla propria cappella.
Concludiamo con un bel sonetto pubblicato nel 1886 dal canonico FrancescoVassetta, dal titolo Il voto della patria all'Arcangelo S. Michele. Pel colera.

O Re possente di celesti schiere,
Deh! a noi propizio volgi i lumi tuoi,
E dal Signor c'impetra delle sfere
Pace, pietade, chè siam figli suoi.

Vasto te invoca, e Protettor tu puoi
Camparla sol da infermità sì fere:
Mira, o Michel, chi siam, deh! mira, e poi
Lascia pure di udir nostre preghiere.

Presto raffrena lo sdegnato telo
Del giusto Iddio, chè il popolo devoto
Sa, che ogni lode è solo a Te dovuta.

Togli alla frode quel mentito velo,
Lava ogni colpa, perché santo un Voto

Sull'aria del suo cor l'uomo ti tributa.









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