mercoledì 26 ottobre 2016

I NEGOZI DI GENERI ALIMENTARI 50 ANNI FA

Gianfranco Iuliani, da oltre mezzo secolo nel settore alimentare
A COLLOQUIO CON GIANFRANCO IULIANI, TITOLARE DELLA DITTA GI-TRE, ORA IN PENSIONE

di Nicola D’Adamo

Il Commercio era un settore vivace a Vasto nel dopoguerra. All’epoca non esistevano i supermarket e tutta la distribuzione passava tramite i piccoli esercizi commerciali che si rifornivano da grossisti locali e nazionali.

Con l’aiuto di Gianfranco Iuliani, titolare della ditta Gi-Tre Catering Alimentare, ora in pensione, proviamo a ricostruire la storia del settore alimentare prima del boom economico, che per noi significa primi anni ’60, vale a dire prima dell’arrivo della SIV.
Anni 50-60: Alimentari Nicola Stivaletta in via Cavour
“I negozi alimentari, una cinquantina in tutto, erano ubicati per lo più nel perimetro del centro storico
di Vasto. Ma erano presenti anche in periferia, alla Marina e in tutte le frazioni come posto pubblico”, racconta Iuliani. In buona parte erano nello stesso stabile dove abitavano i negozianti.

IL LOOK ESTERNO.
foto di repertorio
Di solito non avevano insegne. Agli inizi degli anni ’60 si cominciò a pensare al look. Apparvero le prime vetrine e le insegna fisse solo con la scritta e qualcuna – per esempio i F.lli Smargiassi in corso De Parma – realizzata con tubicino al neon. Una curiosità storica sono le piccole targhe metalliche vicino la porta con il nome di alcuni prodotti alimentari. In quegli anni ci furono le prime leggi per la classificazione di prodotti e per una questione di trasparenza commerciale i negozianti dovevano informare sulla tipologia di prodotto venduto. Per esempio se l’olio non era extravergine, dovevano mettere la tabella “Olio di Sansa e di Oliva”, L.13 novembre 1960, n. 1407. (Foto)

L’INTERNO DEL NEGOZIO. I locali in genere erano puliti, ma ancora con pavimento in mattoni, qualche negozio più di lusso aveva le mattonelle di graniglia (“li riggiule”, le reggiole). Le mosche erano tenute lontane con la classica macchinetta del “Flit” spruzzando una miscela di DDT. (foto)
Per luce avevano le normali lampadine, poi sono arrivati i neon. La pulizia giornaliera e tinteggiatura stagionale con calce viva erano a cura degli stessi negozianti.

“ L’arredo era molto spartano - ricorda Gianfranco Iuliani - il classico bancone su cui c’erano l’affettatrice che oramai era divenuta di uso comune, la grattugia per i formaggi , il macinacaffè e la bilancia, prima quella a pesi con le sue coppe e poi quella più moderna e precisa della Macchi, in genere fornita da Silvio D’Annunzio. Sotto il piano del bancone (non esisteva il banco frigo) venivano esposti mortadella, provolone, formaggi, salumi, prosciutto, lardo salato (molto in uso), burro e cose simili. La ghiacciaia veniva usata in genere per le bevande fresche, funzionava con un pezzo di blocco di ghiaccio fornito quotidianamente dalla ditta Perrozzi”

Le scaffalature erano semplici in legno verniciato. Dal soffitto, da una barra di ferro fortemente ancorata, pendevano provoloni, mortadelle, salami, caciocavalli, salsicce e altro. La pareti vuote del locale avevano chiodi o altro per esporre i prodotti. Quasi tutti i negozi avevano le vasche per mettere in ammollo il baccalà e lo stoccafisso, prodotti di grande uso all’epoca.

Carlo De Filippis: i primi anni di lavoro
presso La Palombara in piazza Barbacani.
Davanti al negozio una balla di stoccafisso
 AMPIA OFFERTA DI PRODOTTI. Negli anni del dopoguerra si vendeva quasi tutto sfuso. Per le confezioni quattro tipi di carta: la carta paglia, la carta pane, la carta oleata, la carta da zucchero (per la pasta). Poche le buste o le bustine di carta. Si usavano molto i “cartocci” che gli stessi negozianti confezionavano avvolgendo la carta che avevano sul bancone. Per i liquidi i clienti portavano le bottiglie da casa (per l’olio, per la varichina, ecc.).

Fino agli inizi del ’60 molti alimentari erano veri empori, una sorta di supermercato in miniatura, vendevano di tutto.

“Appena si entrava nel negozio si avvertiva un miscuglio di odori: su tutti emergeva il pungente odore del baccalà, tenuto in bella mostra in un angolo del locale”, sottolinea Iuliani. Arrivava a balle, come lo stoccafisso. Ma emergeva anche l’odore di sarde, alici , aringhe sotto sale, tonno sottolio che fornite in latte medio-grandi venivano aperte per la vendita. La marmellata era in contenitori in legno compensato. Lo zucchero, la farina, i legumi venivano forniti in sacchi che si aprivano e si mettevano in mostra. Caratteristici erano gli scaffali della pasta con i ripiani aperti per la pasta lunga e con una serie di cassetti con il vetro davanti per la pasta corta. La pasta che si rompeva, il cosiddetto tritume, veniva raccolto in un cassetto e venduto a prezzo inferiore.

Sugli altri scaffali i prodotti si dividevano per tipologia, come oggi: prodotti in scatola (Manzotin, Simmenthal), i primi dadi Knorr e doppio Brodo Star, la zona dei biscotti (Pavesini , Oro Saiwa), del caffè in grani, orzo (Tre Gobbetti), miscele (miscela Leone), citrato, bustine effervescenti (Frizzina , Idrolitina), le bottigliette delle essenze per i liquori dolci , le bottiglie di liquori come il vermouth , la marsala, il “Millefiori” (giallo con il rametto con lo zucchero cristallizzato), l’anisetta, l’alchermes, il Cynar, il Bianco Sarti, l’Aperol, il Rosso Antico, il Fynsec (ti dà la carica!); poi i primi brandy come lo Stock 84 e la Vecchia Romagna . Vicino al bancone i barattoli grandi con il coperchio per le caramelle o le liquirizie. All’epoca i bambini comperavano anche 1 (sola) caramella! La gioia dei ragazzi erano anche i mitici formaggini di cioccolata della Ferrero FOTO, prima della Nutella che uscì nel 1964.


“Una cosa caratteristica nei negozi dell’epoca era il cosiddetto “giardinetto” , costituito dalle estremità di salami, mortadelle, formaggi, prosciutti che non potevano essere più tagliate. Il negoziante le raggruppava assieme e lei metteva in offerta ad un prezzo inferiore”, ricorda Iuliani.

“Per quando riguarda i prodotti per l’igiene - dice Iuliani - si vendevano sfusi articoli abbastanza pericolosi come la candeggina (la varichina), l’acido muriatico e la soda caustica. Si usava ancora la liscivia bianca che arrivava in sacchi”.

I primi detersivi in vendita , pubblicizzati anche in Tv al Carosello, erano Olà, Kop, Lip, Ava (come lava!), Persil ecc. ; poi i saponi Scala, Palmolive con la sua gamma anche di saponette e shampoo. I primi dentifrici (Durbans, Colgate ecc,). Poi prodotti vari come il lucido per le scarpe (Marga). Per la casa si vendevano scope, le prime cere per marmi, piccoli rotoli di carta adesiva che catturavano le mosche e via dicendo.

Qualche negozio di alimentari vendeva anche frutta e verdura, con la vasta gamma di prodotti locali.

“Durante l’anno il negozio variava anche gamma di prodotti o si metteva a festa come in alcune ricorrenza”, ricorda Iuliani. Per esempio a Carnevale si vendevano in grande quantità ricotta, formaggio fresco e miele che servivano per i ravioli e la cicerchiata, che all’epoca si facevano solo in quel periodo. A Pasqua tante uova per dolci e frittate, le prime uova di cioccolato e le prime colombe. A novembre una grande varietà di ceri per il cimitero. A Natale “tutto e di più”, con grandi forme di parmigiano, baccalà, legumi, mandorle, liquori e i primi panettoni (Milano, Tre Marie, Battistero ecc.). A gennaio, mese in cui “si ammazzava” il maiale, si metteva in vendita tutto l’occorrente per fare le salsicce e le ventricine (Budella, pepe rosso in polvere, semi di finocchio, spaghi).

Gianfranco  Iuliani ha iniziato
giovanissimo nel campo
alimentare, prima nei negozi,
poi alla Galbani e dal 1977
al 2014 con la sua ditta Gi-Tre.
I FORNITORI. Gli alimentaristi vastesi si rifornivano di prodotti dai grossisti locali. Il più grande era Pozzolini di Lanciano che aveva una vastissima gamma di prodotti tra cui l’arcinoto provolone K48 (da loro stessi prodotto nel piacentino), baccalà, stoccafisso secco e altri pesci in scatola da loro importati in esclusiva. Forniti erano anche i grossisti vastesi come i F.lli Smargiassi, Molino (Capifuche), Cesario La Palombare (Panicutte), Tana e Frangione. Da Lanciano anche Suriani e Trivilino, da Termoli i F.lli Limongi.

INCASSI E PAGAMENTI. Nel negozio non si usava la “cassa”, il negoziante faceva i conti a mano con la matita su un pezzo di carta sul bancone (anche se non aveva un alto livello di istruzione) e spesso, se i prodotti erano pochi, li faceva “a mente” ! Solo in qualche negozio era in uso la calcolatrice, o meglio la “addizionatrice” (nel senso che faceva solo l’addizione!). Alcuni clienti con problemi economici facevano “signà sopra a lu quaderne” e pagavano quando potevano. I contadini addirittura al loro raccolto.
“C’è da dire, però, che siccome c’era ancora un alto senso di dignità, tutti cercavano di saldare i loro debiti. Anche perché ci si conosceva tutti”, evidenzia Iuliani. Lo stesso dicasi del rapporto negoziante- grossista, con quest’ultimo che a volte prorogava i pagamenti senza tanti problemi. “Per esempio – aggiunge - nell’arco dell’anno c’era da superare un curioso periodo chiamato “la costa di maggio”, in cui si riducevano gli incassi degli alimentari perché i vastesi facevano largo uso di prodotti agricoli freschi come carciofi, fave, piselli e altro ancora”.

Ma ciononostante gli alimentaristi guadagnavano quasi tutti abbastanza bene da potersi permettere una vita agiata.

ALCUNI NOMI. Nella zona del mercato di S. Chiara – via Cavour – Via S. Maria, tra gli altri operavano con successo Nicola Stivaletta (12 dipendenti), Ognissanti, Mileno/D’Annunzio, Francesco La Verghetta, Molino, Belfiore, Angiolino Reale, Sacchetti, Paolo Fiore; Cedro sul Corso Italia, Gaetano Vinciguerra (ricca scelta di legumi) a piazza Rossetti. Nell’area piazza Barbacani – Corso De Parma tra gli altri: Umberto La Palombara, Nanduccio La Verghetta, Molino, Pierino Stivaletta, Memmo, F.lli Smargiassi, Gennarino Smargiassi, Mascitelli. Lungo corso Dante e Corso Palizzi tra gli altri: Gino Reale, Marchesani, Peppino Ronzitti, Pasquale Celenza, Perrozzi, Casanova, Molino; in zona anche Malatesta e Barisano. In città, fuori dal centro storico, operavano numerosi esercenti , altri invece erano a Vasto Marina e in tutte le frazioni di Vasto. (In un secondo momento pubblicheremo un elenco completo, anche del centro cittadino).

BOOM ECONOMICO: TUTTO CAMBIA. Verso la metà degli anni ‘60 si iniziò a far sentire il boom economico. Cambiarono le case e gli usi alimentari con la ricerca di prodotti più sofisticati. Cominciò a cambiare anche l’organizzazione del “punto vendita”: Vincenzo Scafetta in via Ciccarone avviò il primo supermarket con i carrelli.

Nel periodo iniziò anche la distribuzione sul territorio di varie ditte nazionali (Galbani con deposito a Vasto, Polenghi, Invenizzi, Locatelli ecc.) per la consegna quotidiana di prodotti freschi, iniziando di fatto il sistema di vendita della catena del freddo.

L’esperienza in queste aziende servì ad alcuni di mettersi in proprio con idee avanzate e capacità imprenditoriale. E’ stato il caso di Gianfranco Iuliani che nel 1977 ha avviato la ditta Gi-Tre Catering Alimentare Vasto che ha operato con successo fino alla cessazione attività nel 2014, lasciando l’immagine di una bella storia aziendale.

Nicola D’Adamo

Prossima puntata : La storia di “Gi-Tre Catering Alimentare Vasto” operante a Vasto dal 1977 al 2014 


il mitico Millefiori

Piazza Barbacani fine anni 50 :  da notare il curatissimo selciato





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