giovedì 1 dicembre 2016

CO2 record in atmosfera, siamo in una nuova era del clima

L'allarme della Omm (Organizzazione Meteorologica Mondiale). La Nasa,  il 2016 sarà l’anno più caldo di sempre.





 di  ROCCO DI SCIPIO*

Secondo i dati diffusi dall’Omm, il 2015 è stato il primo anno nella storia dell’umanità in cui la presenza di anidride carbonica nell’atmosfera ha superato stabilmente la soglia di 400 parti per milione.
Non abbiamo fatto in tempo ad apprendere questa notizia che veniamo a conoscenza di un nuovo
allarmante primato che riguarda quello che stiamo vivendo.

Il 2016, infatti, galoppa verso il traguardo dell’anno più caldo di sempre (almeno da quando esistono le misurazioni, cioè dal 1880). La Nasa ha da poco diffuso i dati di settembre, che ancora una volta hanno infranto il primato degli ultimi 136 anni.

L’Omm precisa che le concentrazioni di CO2 resteranno al di sopra di 400 ppm per l’intero 2016 e non scenderanno sotto tale livello per molte generazioni.

L’anidride carbonica, infatti, rimane nell’atmosfera per migliaia di anni e negli oceani ancora più a lungo.

Se non si affrontano le emissioni di CO2 non saremo in grado di affrontare i cambiamenti climatici e di mantenere l’aumento della temperatura al di sotto dei 2 gradi centigradi rispetto al livello dell’era pre-industriale".

Prima della rivoluzione industriale eravamo a quota 280 parti per milione. In poco più di due secoli (con un’accelerazione micidiale negli ultimi decenni) abbiamo raggiunto un livello che l’homo sapiens non aveva mai vissuto dato che ci riporta indietro di molte centinaia di migliaia di anni (milioni secondo alcuni studi).

Guardando i trend c’è da farsi prendere dallo scoramento. Le probabilità di cavarsela con pochi danni senza un ripensamento radicale del nostro modo di produrre sono ormai molto esigue.

Una speranza viene dall’accordo di Parigi entrato in vigore lo scorso 4 novembre 2016. Un accordo che per la prima volta unisce tutti gli stati del mondo nel comune impegno di ridurre le emissioni di gas serra e adottare una strategia di adattamento ai cambiamenti climatici. Uno sforzo comune volto a mantenere l’aumento della temperatura media globale al di sotto dei 2 gradi centigradi rispetto ai livelli pre-industriali, con un tentativo, se fosse possibile, a non superare nemmeno la soglia degli 1,5 gradi.

Ad oggi sono 94 i Paesi ad aver ratificato l’Accordo di Parigi, con Stati Uniti, Cina, India e Unione Europea in testa. Un evento storico perché, per la prima volta, tutti gli stati che danno un contributo maggiore alla produzione di CO2 (il principale gas serra) hanno preso l’impegno formale per la loro drastica riduzione.

Mentre scriviamo è in corso, dal 7 al 18 novembre a Marrakech, in Marocco, la Cop 22, ovvero la prima occasione per i governi che hanno ratificato l’Accordo di Parigi di portare avanti l’impegno. Da questo incontro ci si aspetta venga dato seguito alle promesse per la riduzione delle emissioni.

Però non dobbiamo mai dimenticare che il 97,1% delle ricerche scientifiche mondiali giunge alla stessa conclusione: il riscaldamento globale è innescato, causato e peggiorato dall’uomo.

Per tutto questo è quanto mai necessario una presa di coscienza da parte di tutti noi della necessità, assoluta e non più rinviabile, di partecipare alla promozione e attuazione di una rivoluzione energetica che porti alla sostituzione della principale fonte energetica degli ultimi due secoli (carbone e petrolio).

Senza dimenticare inoltre che le concentrazioni nell’atmosfera di CO2 al di sopra di 400 ppm combinate con un aumento della temperatura danno luogo ad un innalzamento dell’energia presente nell’atmosfera, con la conseguente nascita di eventi meteorologici estremi (quali cicloni, alluvioni, siccità, ondate di caldo e di gelo ecc.). L’alterazione chimica dell’atmosfera causa anche un’alterazione chimica di tutti gli ecosistemi.

Il futuro è quantomeno incerto e foriero di eventi imprevedibili, estremi e sempre più preoccupanti, almeno dal punto di scientifico.

Se poi vogliamo credere che ciò che accade in natura sia frutto di premi o punizioni da scontare per meriti o demeriti acquisiti, dovremmo abbracciare le teorie del frate domenicano Giovanni Cavalcoli.

* Rocco Di Scipio, dirigente scolastico (in pensione) 

tratto da "La Notizia" periodico dell'Università delle Tre Età di Vasto, novembre 2016

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