martedì 16 maggio 2017

VASTO: ALLA SCOPERTA DELLE ANTICHE «CISTERNE DEL MURELLO»

di Luigi Murolo

Con "Italia Nostra" alla scoperta dell’antico sistema idrico istoniense. Il che implica un bel risultato: che dal tratto finale dell’acquedotto delle Luci (gli ultimi pozzi dalla 58aluce di s. Michele secondo il restauro del 1819 alla 69a, la cosiddetta Luce pizzuta) alle sconosciute Cisterne del Murello, un gruppo di amici ha seguito con interesse questo itinerario millenario
nella storia dell’acqua. Acqua – va detto – che costituisce il più importante tra i beni comunise è veroche lo stesso referendum del 2011 (votato da 26 milioni di italiani) ha sottratto alla privatizzazione. Nei fatti, duemila anni di approvvigionamento idrico visitati attraverso le tracce dei pozzi superstiti con l’occhio accorto del detectivee con l’ausilio della copia 1:1 della mappa seicentescaad hoc, il cui originale è conservato nell’Archivio Storico Comunale di Vasto. In ragione di questo documentoè risultato molto più semplice spiegare come la stessa Villa Comunale (con il primo tratto inaugurato nel 1923 e con il secondo il 12 settembre 1926, anche se di fatto attivo dall’agosto 1925) fosse stata progettata sulla base della dismissione dell’acquedotto delle Luci. E che, di fatto, la stessa acqua pubblica– e il suo riuso ludico –fosserisultata a fondamento del Giardino pubblico comunale. A conti fatti, un buon viatico per la prima giornata dedicata ai Beni Comuni.
Malgrado tutto, le mie osservazioni da guida hanno insisto su di un punto: per la prima volta in assoluto, un accesso di gruppo alle Cisterne del Murello (riservato ai soli soci di Italia Nostra perché assicurati) grazie alla disponibilità dell’attuale proprietario, il sig. Alfredo Sorge. Qui, chi non aveva mai avuto la possibilità in passato, ha sperimentato, nell’assenza totale di luce, la scoperta di un mondo ipogeo al di fuori dei percorsi ordinari.
Il monumento non è stato ancora oggetto di indagine (e qui Italia Nostra gioca una funzione importante). Ma per informazione e curiosità degli amici che ci hanno seguito nel primo meriggio –con il sole a picco delle 15,00 di una calda giornata di maggio – mi piace riportare la seguente descrizione offerta dal memorialista seicentesco Nicola Alfonso Viti (1600-1649):

Un altro acquedotto si vede in una muraglia molto antica, nel luogo dove si dice il Murello, dove pure si conduceva l’acqua dentro la Terra, et in quel contorno poco di sopra si vede uno spiraglio, o’ vogliam dire luce, che si crede esser fatto per detto aquedotto, oltre che a’ dì nostri nel 1614 nella Vigna del Sig. Marchese si trovarono molti condotti di piombo, che serviano per l’istesso aquedotto del Murello, il quale se n’andava a’direttura sotto la Chiesa di Santo Giovanni,mentre che racconta il medesimo Viti, che facendosi una fossa da tener grano dirimpetto alla porta di detta chiesa in mezzo la strada, che scende verso Santo Francesco de’ Conventuali, si trovò un aquidotto non poco sotto terra d’altezza, e larghezza, tal che vi può caminare un huomo.
Nella casa nova degli heredi d’Oratio Crisci non molto distante dalla chiesa di Santo Giovanni fabricandosi la Cisterna si trovò un simile aquedotto, e poco lontano scendendo verso Santo Pietro, nella casa di Martino Marcantonio, e Giordano d’Angeli si vedono grotte capacissime fatte per conservar acque, che si conducevano per detto aquedotto.





Le parti restituite in corsivo neretto sono ancora oggi visibili. Le tre foto per la prima volta pubblicate ne danno il riscontro.
Ecco le «grotte capacissime»: la prima è posta sul versante sud e occupa il tracciato di via Laccetti fino alla cappella della Trinità.
La seconda, posizionata sul versante nord, affaccia su corso Dante. Sul fondo si vede il tentativo fallito di «fabrica(sic) della cisterna» con il successivo risarcimento murario.
La terza foto è un particolare della tamponatura (o risarcimento murario).
Un’ultima informazione. Gli antichi proprietari (prima metà del sec. XVII) della casa in cui è allocato l’ingresso per le cisterne erano Martino Marcantonioe Giordano d’Angeli. Va da sé che, gli attuali, potranno restituire ai nuovi la memoria degli abitatori d’antan.
Che dire di più. Il dato calendariale ci è venuto incontro: la visita del 14 maggio 2017 è risultata proficua. Anzi: molto proficua e ricca di sollecitazioni.



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