domenica 8 ottobre 2017

Un libro ironico di FP D'Adamo per far capire la bellezza della vita

FP D'Adamo
L'argomento è "apparentemente" tragico. Il filo conduttore in realtà è l'ironia, mai banale, che porta ad una riflessione finale profonda: "Da una città sul mare si ha tempo di guardare l'orizzonte e… perfino pensare che dopo l'orizzonte c'è tanto altro.

Da qualche settimana è disponibile in libreria l'ultimo libro di Francescopaolo D'Adamo"Come suicidarsi in una città sul mare".
Chi pensa che il titolo sia solo d'effetto o
di richiamo per attirare l'attenzione del lettore e vendere qualche copia in più, si sbaglia di grosso. Il libro è un vero e proprio manuale sulle possibilità che offre una città "sul" mare per compiere l'insano gesto, costruito su fatterelli che hanno "insaporito" la propria esistenza e lo hanno portato più volte vicino alla morte, o al suicidio (per dirla alla maniera di D'Adamo), raccontato con l'ironia che contraddistingue da sempre l'autore.
E proprio questo è la forza del volumetto: un testo scorrevole che si legge tutto d'un fiato, scritto in un linguaggio corrente, decisamente ironico, pieno di riferimenti personali accaduti a Vasto, anche se non viene mai chiaramente citata, snocciolati attraverso un filo conduttore molto "particolare".
Già dalle prime pagine, la mente torna alle pagine di capolavori della letteratura romantica come "I dolori del giovane Werther" di Goethe, oppurea "Le ultime lettere di Jacopo Ortis" del Foscolo, oppure per avvicinarci ai nostri giorni a "Piccoli suicidi tra amici" di Arto Paasilinna, che racconta la storia di due aspiranti suicidi, che casualmente scelgono lo stesso posto per togliersi la vita, ma alla fine rinunciano e fondano un'associazione di aspiranti suicidi. Grazie al successo della loro iniziativa, decidono di partire per un folle viaggio attraverso mezza Europa. Alla fine l'ironia salva tutto ed il viaggio di morte si trasforma in un viaggio di scoperta o riscoperta della bellezza della vita.

Così è anche il libro di Francescopaolo D'Adamo, dove, nonostante l'argomento "apparentemente" tragico, il filo conduttore in realtà è l'ironia, mai banale, che porta ad una riflessione finale profonda: "Da una città sul mare si ha tempo di guardare l'orizzonte e… perfino pensare che dopo l'orizzonte c'è tanto altro. Tanto di più di quello che riusciamo ad immaginare. Si può perfino pensare che l'orizzonte sia realmente una fine ma che dopo quella fine ci sia un nuovo inizio".

Un breve pensiero D'Adamo lo rivolge anche alla recente moda del Blue Whale, lo stupido gioco del suicido che ha fatto tante vittime tra gli adolescenti: "Cari giovani sappiate che gli scemi sono sempre esistiti e quindi è superfluo che cerchiate di dimostrare di esserlo di più. È una sfida inutile. Provate a sfidare dando la prova di essere intelligenti".

Dopo essersi soffermato sulle differenze sostanziali tra una città "sul" mare e una città "di" mare, e sulle differenti modalità di suicidio nei due luoghi, l'autore analizza le tante varianti partendo dai ricordi personali, utili ad "ispirare l'aspirante suicida". Come ad esempio tuffarsi dal pontile e,nel risalire, scivolare dalla vecchia scaletta arrugginita, oppure tuffarsi indossando un pesante cappotto abbottonato per festeggiare l'esito dell'esame di maturità, o gettarsi dalla barca in un giorno di maretta o di "rivoltura", oppure tuffarsi sulla scia di un aliscafo. Ed ancora, buttarsi da uno scoglio "ma bisogna stare attenti in quanto ci si può far male e non morire", oppure, come sciaguratamente tentato dall'autore, di lanciarsi con la moto verso una rupe e frenare all'ultimo momento.
La città "sul" mare, attraverso le sue bellezze naturali, offre tante ispirazioni, ma anche motivi di riflessione contrastanti. "Continuando a passeggiare sul belvedere", spiega l'autore,"lo sguardo del suicida si perde nell'azzurro interrotto, questa volta, dai fiori degli oleandri e dai vasi vandalizzati. Qui il pensiero si fa contrastante: si desidera la propria morte o quella di chi ha sfregiato quel luogo?". Questa domanda in realtà anticipa quello che (speriamo!) sia il sequel di "Come suicidarsi…", ovvero "Come commetter un omicidio in una città sul mare", che riporta idealmente con la memoria alla felicissima serie creata da Antonio Amurri nella metà degli anni '70, iniziata con "Come ammazzare la moglie, e perché", e terminata con "Come ammazzare la suocera", pubblicatanel 1986.
Andato letteralmente a ruba, le poche copie del volume ancora disponibili, possono essere acquistate presso la Nuova Libreria in piazza Barbacani.

Lino Spadaccini

Nessun commento: