mercoledì 24 giugno 2009

1849: anche il Museo Archeologico fu opera di Pietro MUZII Sindaco, primo direttore lo storico Marchesani


L’opera per cui Pietro Muzii viene ancora oggi ricordato dai suoi concittadini è l’istituzione del Museo archeologico, il primo in Abruzzo, destinato a raccogliere i numerosi reperti rinvenuti nella nostra città.
Ecco come lo storico vastese Luigi Marchesani parlava dell’amico nell’introduzione alla Esposizione degli oggetti raccolti nel Gabinetto Archeologico comunale di Vasto: “Fra le pubbliche opere ed instituzioni che nobilitano la Città di Vasto negli anni di questo secolo non ultima è quella della erezione di Gabinetto archeologico comunale di patrie cose. Ne surse il pensiero al sindaco D. Pietro Muzii, che lo propose al Decurionato: questo con deliberazione del 25 settembre 1849 applaudendo vi aderì: il Consiglio d’Intendenza nel 26 novembre 1849 l’approvò; ed i Vastesi, con rara generosità di libere e gratuite cessioni dell’uso perpetuo, non delle proprietà, depositarono nel Comunal Palazzo le antichità, come dal notamento è dato rilevare”.
Il 25 settembre del ’49, davanti al consiglio comunale, il sindaco Pietro Muzii entusiasmò i presenti, i quali deliberarono all’unanimità l’istituzione del Gabinetto Archeologico: “Signori, tutt’ora sono presso taluni cittadini, ed in siti pubblici ancora alcune antiche lapidi con iscrizioni per i svariati oggetti delle quali si fa menzione nella Storia Patria scritta da Luigi Marchesani. Conservasi pure delle opere tanto messe a stampa, che autografe di distinti cittadini sopra vari argomenti anche nella predetta storia.
Gli oggetti summentovati, che col tempo andrebbero a perdersi è sempre decoroso per la nostra città serbare in luogo pubblico, come in piccolo Museo riunendovi benanche quei varii rami incisi dall’altro nostro chiaro concittadino Don Nicola Tiberii i quali trovansi negletti presso il Comune che ne fece acquisto nell’anno 1840…
Il picciolo deposito di cose, che diventano sempre rare col decorso del tempo, servirà di eccitamento allo studio presso la gioventù, di istruzione a questa ed a chiunque amasse dedicarsi alla conoscenza di storiche nozioni; di comodo ai dotti forestieri che transitando per la nostra Città Vogliono mostrarsi vogliosi di osservare le suddette lapidi, tra le quali non mancano quelle che si reputano di sommo pregio; e di un ornamento glorioso alla Patria Nostra”.
Il patrimonio archeologico raccolto nelle sale del museo era formato da una ricca raccolta epigrafica, formata da 37 pezzi donati dalla famiglia Genova. Altre cospicue donazioni furono effettuate dallo storico Luigi Marchesani (17 pezzi), dalle congregazioni di S. Maria Maggiore (8 pezzi), da D. Ireneo Mayo (6 pezzi) e da altri nobili cittadini, felici di aderire all’iniziativa promossa da Pietro Muzii.
Per raccogliere gli oggetti vennero utilizzati alcuni locali del Palazzo Comunale, presso la chiesa del Carmine. Al Marchesani venne affidata la carica di direttore a vita del museo, oltre al compito di redigere un elenco dettagliato di tutti gli oggetti esposti. Lo storico vastese in più riprese diede alle stampe una preziosa pubblicazione dal titolo Esposizione degli oggetti raccolti nel Gabinetto archeologico comunale di Vasto, che può a buona ragione definirsi una continuazione della Storia di Vasto.
Di anno in anno il museo venne arricchito con nuove donazioni, con i numerosi ritrovamenti all’interno del territorio comunale, con molti altri reperti provenienti dai comuni del distretto vastese, e con alcune acquisizioni.
Numerosi ed eminenti furono gli studiosi che giunsero a Vasto per visitare le sale del museo, come gli storici tedeschi Theodor Mommsen e il dottor Enrico Dressel, lo studioso Giovanni Zvetaeff, professore dell’Università di Varsavia, ed altre notevoli personalità italiane, tra le quali Raffaele Garrucci e Domenico Piccirilli.

Lino Spadaccini

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